Dopo le dimissioni di Mario Albino Ferrari, direttore editoriale e responsabile del Club alpino italiano (Cai), e del curatore del sito internet Pietro Lacasella, arriva lo sciopero dei collaboratori del portale web Lo Scarpone. Una protesta destinata a durare “finché il Cai non assumerà una posizione chiara e trasparente, libera da ingerenze politiche e travisamenti”.
Il convegno e l’intervento di Salvini, Santanchè e Tajani
Si tratta dell’ultima evoluzione della polemica innescata lo scorso fine settimana, quando a un convegno all’Università Cattolica di Milano, Ferrari ha discusso delle croci in vetta e dell’opportunità di tutelare l’ambiente alpino. Un fraintendimento ha fatto circolare possibilità che potessero essere rimosse, provocando la presa di posizione in difesa delle croci di esponenti della maggioranza e del governo come il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, la ministra del Lavoro, Daniela Santanchè e il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
Dimissioni e sciopero dopo le scuse del presidente Cai
Il presidente del Cai, Antonio Montani, ha tentato di calmare le acque scusandosi formalmente e prendendo le distanze dalle “dichiarazioni personali” di Ferrari. Quest’ultimo non ha gradito il gesto e ha invece notato come l’intervento di Montani abbia contribuito ad alimentare l’equivoco. “Si è scusato con la ministra Santanchè per una colpa inesistente, prendendo le distanze da una dichiarazione mai fatta”, ha spiegato Ferrari, che ha anche rilevato come “non difendendo i suoi collaboratori e il suo ente da infondate polemiche, ha perso l’occasione per dimostrare che il Cai ha la schiena dritta”. Alle dimissioni del direttore editoriale sono seguite quelle di Lacasella e i collaboratori de Lo Scarpone sono determinati a restare in sciopero finché i due dimissionari non saranno confermati nei loro ruoli.
La vicenda gemella in Austria
L’eco della vicenda ha acceso una scintilla anche nella vicina Austria, dove il club alpino nazionale Alpenverein si è espresso a favore del divieto di installare nuove croci. Il presidente Andreas Ermacora ha ricordato il parere della commissione competente che negli anni Ottanta e Novanta ha valutato che siano “già abbastanza”. Le critiche in questo caso sono arrivate dal partito popolare Oevp del Cancelliere Karl Nehammer. Jacob Wolf, capogruppo della Oevp nell’assemblea tirolese, ha definito le croci in vetta “parte della identità tirolese”.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2023-06-28 17:43:21 ,www.repubblica.it