di Sandro Iannaccone
Il vaccino Soberana sembra funzionare. La strategia di Cuba, che all’inizio della pandemia di Covid-19 decise di non aspettare che il resto del mondo sviluppasse dei vaccini contro Sars-CoV-2 e di “mettersi in proprio”, starebbe quindi dando i suoi frutti. Lo racconta un editoriale appena pubblicato sul sito di Nature a commento dei dati caricati il 6 novembre scorso su medRxiv (che, ricordiamo, è un database che contiene articoli ancora non sottoposti alla revisione dei pari, e dunque il cui contenuto è da considerare con molta cautela): stando a quanto sostengono i ricercatori cubani che hanno testato Soberana, l’immunizzazione con tre dosi di vaccino avrebbe un’efficacia molto alta, superiore al 90% e quindi comparabile con quella dei vaccini a mRna (Pfizer-BioNTech e Moderna).
Lo sviluppo
“Sapevamo da subito che la cosa migliore per la nostra gente sarebbe stata quella di essere indipendenti”, ha commentato Vicente Vérez Bencomo, direttore generale del Finlay Institute of Vaccines all’Avana, che ha sviluppato il vaccino in sinergia con altri centri di biotecnologia del paese. Una scelta ovviamente anche condizionata dall’embargo statunitense, che avrebbe reso difficile far arrivare vaccini e terapie dall’estero. I ricercatori cubani si sono dunque messi al lavoro e a marzo scorso il candidato vaccino è entrato nella fase III dei trial clinici, i cui risultati sono oggi finalmente disponibili.
Secondo quanto dichiarato dagli autori, Soberana è efficace per oltre il 90% nella protezione dall’infezione sintomatica da Covid-19 (se somministrato in tre dosi). La somministrazione, inoltre, sembra essere efficace anche contro la variante Delta, la più trasmissibile del virus, a cui ormai sono ascrivibili praticamente tutti i casi di Covid-19 nell’isola.
La sperimentazione e la somministrazione
Soberana, tra l’altro, non è l’unico vaccino sviluppato a Cuba: il suo gemello si chiama Abdala ed è stato prodotto dal Center for Genetic Engineering and Biotechnology, con sede sempre all’Avana. A luglio scorso, gli sviluppatori di Abdala hanno pubblicato dei dati relativi a un trial clinico di fase III, condotto su 48mila persone che mostrano che anche questo vaccino avrebbe un’efficacia superiore al 90%; i risultati completi della sperimentazione, però, non sono ancora disponibili.
L’agenzia regolatoria cubana del farmaco ha approvato l’uso di Abdala e Soberana sugli adulti a luglio e agosto scorso, rispettivamente; poi ne ha avviato l’esportazione in Venezuela, Vietnam, Iran e Nicaragua e ha chiesto formalmente all’Organizzazione mondiale della sanità di approvarne l’utilizzo in tutto il mondo. Il passo successivo, infine, è stata l’estensione della somministrazione anche ai bambini di età superiore a due anni. Al momento, l’89% circa della gente cubana ha ricevuto almeno una dose di Abdala o Soberana.
Che cos’è un “vaccino coniugato”
Soberana fa parte della categoria dei cosiddetti “vaccini coniugati”, come per esempio gli anti-meningococcici. Si tratta di vaccini inattivati (che contengono frammenti del patogeno) e legati (coniugati, per l’appunto) a una proteina per renderli più efficaci. I vaccini coniugati già sviluppati in passato dal Finley Institute, nella fattispecie, legano chimicamente una proteina o uno zucchero di un batterio o di un virus a un frammento innocuo di una neurotossina del batterio del tetano. È stato osservato che questo tipo di “coniugazione” innesca una risposta immunitaria più forte di quella che si avrebbe somministrando separatamente i due componenti non legati.
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www.wired.it
2021-11-27 06:00:00