Sulle “culle per la vita” a oggi non esiste ancora in Italia una norma nazionale che ne chiarisca la regolamentazione, ne uniformi le caratteristiche e ne consenta il monitoraggio: sia per quanto riguarda la loro reale presenza sia per il loro effettivo funzionamento. Eppure, se ne parla ciclicamente perché legate a fatti di cronaca (ultimo, il tragico caso del neonato trovato deceduto all’interno di una culla termica nella Chiesa di San Giovanni Battista a Bari). Nel caso del neonato pugliese, secondo le prime ricostruzioni, non sarebbe scattato l’allarme.
Cosa sono le cosiddette “Culle per la vita” e dove sono
Quante culle per la vita ci sono in Italia? Senza una legge, impossibile saperlo. Il sito web culleperlavita.it, che informa sulla presenza o meno dei dispositivi nelle Regioni, unico riferimento, viene aggiornato periodicamente dai volontari del Centro di Ascolto alla Vita (Cav) Abbiategrasso-Magenta-Rho. Si tratta, però, di un servizio informativo che non può essere considerato esaustivo, come precisa il disclaimer presente sulla pagina web: “Veniamo contattati per aggiornare l’elenco dalle singole realtà ma, come specifichiamo, noi non siamo responsabili a nessun titolo delle strutture in elenco – racconta a Wired la psicologa Teresa Ceni, responsabile del Cav –. Ad esempio, mi hanno avvisato della chiusura di un punto a Padova e dell’apertura di un nuovo punto in Calabria, ma sono informazioni che mi comunicano e aggiorniamo in questo momento possibile”.
Ceni nel 2006 aiutò l’esponente leghista Massimo Garavaglia, allora sindaco di Marcallo con Casone, nell’apertura della culla termica nel comune del Milanese (servizio che al momento è fuori uso). La professionista rimarca di poter parlare solo per la realtà che conosce direttamente: “La nostra culla è di proprietà della Croce Azzurra e si trova nella sede del 118, presidiata ventiquattro ore e 365 giorni all’anno. Abbiamo un protocollo per cui ogni mese viene fatta una simulazione di funzionamento e ogni settimana [la culla] viene visionata, ma è una regola che ci siamo dati noi. Non c’è una legge e quindi non ci sono vincoli di manutenzione” precisa.
Sempre sul sito si leggono le caratteristiche che dovrebbero avere (in linea teorica) le culle termiche, ovvero essere “un luogo facilmente raggiungibile” che “garantisce l’anonimato della mamma che vuole lasciare il bambino ed è dotata di una serie di dispositivi (riscaldamento, chiusura in sicurezza della botola, difesa di controllo h 24 e rete con il servizio di soccorso medico) che permettono un facile utilizzo e un pronto intervento per la salvaguardia del bambino”. Ma si tratta di una summa dettata dall’esperienza: all’atto pratico, mancando le norme, ognuno si regola come vuole.
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di Simona Buscaglia www.wired.it 2025-02-04 06:00:00 ,