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“L’autonomia differenziata non
mette in seria difficoltà solo il Mezzogiorno, mette in crisi
l’economia, la tenuta finanziaria e la competitività del sistema
Paese”. Lo ha detto Antonio D’Amato, presidente della Fondazione
Mezzogiorno, nel corso di un workshop svoltosi oggi a Napoli,
promosso dalla stessa Fondazione, da Unione Industriali Napoli e
Gruppo Mezzogiorno dei Cavalieri del Lavoro.
“Dal punto di vista dell’equità sociale e dell’equilibrio
territoriale – ha proseguito D’Amato – è inconfutabile che si
tratta di un’iniziativa fuori posto. Ma soprattutto è una
iniziativa inopportuna per gli effetti che essa rischia di
produrre sull’economia reale. Il modello di autonomia
differenziata, così come lo si sta proponendo, non aiuta. Se
dovessimo davvero fare una riforma sul regionalismo, dovremmo
ritornare al Titolo V della Costituzione precedente alla riforma
del 2001. E, in ogni caso, la vera priorità è la riforma della
giustizia penale, civile e amministrativa”.
“Comunità Montane, Comuni, Regioni e Stato – ha aggiunto
D’Amato – non possono essere messi tutti sullo stesso piano,
come è stato previsto dalla riforma del titolo V. Questo ha
moltiplicato i poteri di veto, ha aumentato in maniera
esponenziale la conflittualità anche sul piano della giustizia
amministrativa, ha generato un effetto paralizzante
sull’efficienza della burocrazia e della capacità dello Stato di
discutere i veri grandi problemi dei nostri territori e della
nostra economia. Occorre, invece, una strategia industriale
europea”.
“La legge sull’autonomia differenziata – ha detto Costanzo
Jannotti Pecci, presidente Unione Industriali Napoli – va
profondamente rivista, circoscrivendone gli effetti nella
direzione di una deregolamentazione, quindi di una maggiore
speditezza e di uno snellimento di alcune funzioni
amministrative. Va eliminata ogni possibilità di spaccare
ulteriormente il Paese, dopo decenni di politiche che hanno
aggravato le diseguaglianze, di pari passo con l’accrescimento
dei poteri delle Regioni”.
“Credo sia il caso di promuovere una mobilitazione generale
di tutto il Sud – ha aggiunto Carlo Pontecorvo, presidente del
gruppo Mezzogiorno dei Cavalieri del Lavoro – cui dovrebbero
partecipare associazioni di cittadini, di professionisti,
rivendicando per il Sud quel ruolo di leadership che invochiamo,
leadership generatrice di idee e lavoro altamente qualificato”.
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