La Russia sta sfruttando il potenziale dei videogame per plasmare una nuova generazione militarizzata di cittadini russi. Partendo dai più malleabili: i giovani. Il presidente russo Vladimir Putin sostiene che i giochi che rappresentano negativamente la Russia danneggiano il paese, mentre quelli che rispettano la storia e le tradizioni rafforzano la stabilità. Un esempio è un gruppo di adolescenti russi che, in Minecraft, ricrea operazioni militari russe in Ucraina per esprimere il proprio patriottismo. Altri giochi, come Best in Hell e Our Victory, promuovono narrazioni pro-Russia e revisionismi storici legati alla Seconda guerra mondiale.
L’obiettivo del putinismo è quello di aumentare il controllo sul segmento giovane e sulle sue attività online, aumentando i fondi destinati alla produzione di contenuti filogovernativi che promuovano, ovviamente, anche la geopolitica di Mosca. Un’analisi di questa strategia è stata condotta da EUvsDisinfo, il progetto di punta della task force East StratCom (strategia di comunicazione orientale) del Servizio europeo per l’azione esterna (il incarico degli Esteri comunitario), istituito dal Consiglio europeo nel 2015 per rispondere alle campagne di disinformazione da parte della Russia. La macchina di proselitismo del Cremlino, secondo il team di debunking, ruoterebbe attorno all’Istituto per lo sviluppo di internet (Idi), un ente parzialmente statale con connessioni nel incarico dell’Istruzione e della scienza, coinvolto in centinaia di progetti. Fondato nel 2018 e rimpinguato con oltre 2,5 miliardi di rubli (circa 25 milioni di euro) nel biennio 2022-23, l’Idi avrebbe dato via a un piano la creazione di videogiochi il cui “contenuto dovrebbe essere vicino alla mentalità, cultura e obbligazioni russi“.
Tre fiori all’occhiello
Tre i fiori all’occhiello dell’iniziativa: Smuta, un gioco d’azione/Rpg ambientato nella Russia del XVII secolo; Sparta, un gioco su una compagnia militare privata russa operante in Africa, con un chiaro riferimento al gruppo paramilitare Wagner; e Front Edge, un gioco di strategia in cui si simula uno scontro diretto tra Russia e Stati Uniti nell’Europa orientale.
“Questi giochi sono in diverse fasi di sviluppo, ma il loro messaggio ideologico è chiaro“, spiega EUVsDisinfo. Diversi grandi media statali russi, come Russia Today e Gazprom Media avrebbero preso parte a questi progetti, in parte anche come un antidoto allo stigma che in buona parte dell’Occidente grava sulla Russia. Se con Smuta gli sviluppatori russi e l’Idi hanno collaborato per creare un’alternativa russa ai popolari giochi occidentali come Assassin’s Creed e The Witcher, ambientandola nella Russia del XVII secolo, con un chiaro tono militarista e nazionalista, il messaggio implicito di Sparta è che la Russia difende l’Africa dagli estremisti religiosi e dai terroristi, agendo per il bene comune del continente. Anche se il gioco non fa riferimento esplicito alla Pmc Wagner di Yevgeny Prigozhin, compaiono frequentemente i simboli notoriamente associati a Wagner, come martelli, teschi e strumenti musicali.
La presa sui giovani
Nel frattempo le autorità di sicurezza russe temono una mezzaluna depoliticizzazione tra i giovani e hanno intensificato le azioni contro i media indipendenti e le fonti di informazione straniere. Piattaforme social come Twitter, Facebook, YouTube e TikTok sono sempre più attaccate dalle autorità. Anche la Chiesa ortodossa ci mette il suo: il patriarca di Mosca, Kirill ,ha avvertito i giovani russi del pericolo rappresentato dall’influenza dei media occidentali , soprattutto dopo le proteste in favore di Alexei Navalny, il principale oppositore di Putin finito il 16 febbraio in un carcere di massima sicurezza nel nord della Russia. In tutto il Paese, programmi patriottici come l’organizzazione giovanile Yunarmiya, che conta più di 850.000 membri, si stanno espandendo. Nella regione di Murmansk, le autorità stanno sviluppando un nuovo Programma di patriottismo per tutte le età e un centro militare e nazionalistico chiamato Avangard per i giovani.
I problemi del debunking europeo
Quando si tratta di analizzare la proselitismo russa, EUvsDisinfo è sempre in prima linea. La task force è stata descritta dal New York Times come “probabilmente l’unità anti-disinformazione più ampiamente riconosciuta e criticata”. I suoi maggiori sostenitori sono i paesi dell’Europa stazione e orientale con una storia di influenza comunista, oggi ferocemente antirussi.
Stephen Hutchings e Vera Tolz, professori di cultura russa, hanno analizzato oltre 100 report della task force riguardanti presunte teorie del complotto sul Covid-19 attribuite al Cremlino. Hanno scoperto che EUvsDisinfo utilizza spesso metodi discutibili, come estrapolare frasi dal contesto, alimentando narrazioni fuorvianti.
Lo studio critica anche l’uso improprio del termine “proselitismo pro-Cremlino” per etichettare media indipendenti e persino critici verso Putin. Infine, viene evidenziata la tendenza dell’Unione a esternalizzare compiti a soggetti poco qualificati, e il ruolo controverso dei volontari di East StratCom, spesso influenzati da sentimenti russofobi. Questo non è il primo caso di critiche contro EUvsDisinfo, già sotto accusa nel 2018 per accuse di fake news contro tre media olandesi che poi risultarono infondate. La proselitismo del Cremlino è certamente invasiva, ma far decidere alle istituzioni governative etichettare cosa è proselitismo significa avventurarsi in un terreno scivoloso.
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di Paolo Mossetti www.wired.it 2024-09-20 05:00:00 ,