La crepa della maggioranza sul ddl Zan contro l’omotransfobia diventa visibile verso le dieci di mattina, Aula Senato. Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva, interviene sulle polemiche nate dopo lo stallo registrato nella commissione Giustizia di Palazzo Madama. Il primo affondo è diretto al Partito Democratico: «Reputo ipocrita l’atteggiamento di chi si fa paladino del ddl Zan e non dice una parola contro Grillo che ha detto quelle cose in quel video scandaloso. Ipocrita perché con quel disegno di legge Grillo sarebbe stato cacciato a pedate dall’Italia. Ipocrisia di un ddl». Dagli scranni del Pd fischi e urla.
Poi arriva lo strappo: «Ho letto le proposte di modifiche fatte dalla presidente Valente che condivido. Ho letto quelle presentate dalla Concia che condivido. Quindi se anziché dividerci ideologicamente ci si siede, ognuno presenta i suoi emendamenti, propone proposte di modifica e si affronta l’argomento». Faraone spacca così il fronte del centro-sinistra che fino a ieri non prevedeva accordi o modifiche sul disegno di legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo approvato alla Camera il 4 novembre. Ma trova subito il favore della destra che ha accolto con applausi e cori il cambia-verso di Italia Viva. “Bravo, Bravo”, urlano dai banchi di Lega e Fdi.
Le proposte di modifica accarezzate da Italia Viva sono quelle avanzate da Anna Paola Concia, ex deputata del Partito Democratico in quota renziana, che intervistata dal quotidiano cattolico Avvenire ha avanzato la richiesta di “evitare di inserire nella lista delle categorie meritevoli di particolare tutela le donne, che non sono una minoranza, sono la metà della popolazione”. E poi quella di Valeria Valente, capogruppo del Pd nella commissione Affari costituzionali che sempre dalle colonne di Avvenire, oggi ha chiesto di eliminare: “l’espressione “identità di genere”. Parole simili erano state pronunciate poco prima dal capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo che aveva spiegato: “Questo ddl non è solo divisivo con noi, ma è divisivo anche a sinistra, perché abbiamo visto Arcilesbica, Paola Concia e alcune femministe che lo hanno criticato”.
Le richieste di modifica e le critiche al ddl Zan non sono nuove per il partito di Matteo Renzi, che già durante la discussione alla Camera aveva chiesto e ottenuto modifiche sul testo di legge in particolare aggiungendo il reato di abilismo. Ma si era anche battuta, già allora, per aprire un dibattito su termini come “identità di genere” e “genere”. Lo scopo, secondo la deputata renziana Annibali, di andare incontro a “osservazioni da diversi mondi, come quelli del femminismo” La paura, alimentata da un parte del femminismo, era che con il termine “identità di genere” la proposta di Legge Zan “cancellasse” le donne e la differenza sessuale. Così dopo settimane di mediazioni, sottotraccia, tra Pd e Iv, si è deciso di inserire tra le caratteristiche personali che possono determinare discorsi e crimini d’odio oltre al genere, proprio il sesso, per nominare anche tale componente dell’identità persona.
Altre proposte di modifiche erano arrivate a Montecitorio da parte di Italia Viva. Alcuni emendamenti presentati dai deputati renziani Vitiello-Ferri, puntavano alla cancellazione della parola “genere”. Un altro, approvato, ha modificato l’articolo che prevede la Giornata Mondiale Contro l’Omotransfobia all’interno delle scuole prima prevista per “ogni ordine e grado”, poi, emendata e prevista semplicemente “nelle scuole”. Dopo le interminabili mediazioni con 265 voti favorevoli il 4 novembre la legge Zan passa.
Ma questo non è bastato. E oggi Italia Viva chiede altre modifiche che rischiano di allungare ulteriormente i tempi. È cambiata la stagione politica e la maggioranza. Con l’ingresso della Lega legge Zan che si arena in Commissione Giustizia al Senato. A questo si aggiungono le nuove modifiche richieste dai renziani. Dopo Faraone anche l’ex forzista Donatella Conzatti, oggi senatrice di Italia Viva, ha chiesto modifiche: “in sede di conversione il testo può essere migliorato”. Mentre il senatore del Pd Tommaso Nannicini twitta: “Il ddl Zan deve essere approvato così com’è. Non perdiamo tempo. E ognuno si assuma la responsabilità delle proprie scelte”.
Nelle fratture all’interno della maggioranza si è inserita la Lega che ha provato a cavalcare le divisioni del centro-sinistra. Intanto la comunità Lgbt osserva, Arcigay per bocca del suo segretario generale Gabriele Piazzoni ammonisce: “Le forze politiche che hanno approvato la legge alla Camera non possono prestare il fianco a questo ricatto. M5S, PD, Italia Viva e Leu che hanno raggiunto una mediazione su quel testo di legge devono garantire il supporto necessario per l’approvazione definitiva del testo anche al Senato senza indugiare in ulteriori modifiche che sappiamo essere solo improntate al ribasso. Il tempo delle scuse e dei rinvii è finito”.
La discussione sul testo però rimane sospesa. Nessun accordo è stato raggiunto fra i capigruppo della maggioranza che sostiene il governo e che si sono incontrati nel pomeriggio. Mentre chiedono la calendarizzazione del provvedimento sono Pd-M5s-Leu e Italia viva. La Lega resta contraria. A questo punto è probabile che i favorevoli chiederanno nuovamente l’avvio della discussione nella commissione, che dovrebbe riunirsi la prossima settimana. “Noi non dobbiamo fare niente” commenta tranquillo un senatore leghista: “se il testo dovesse uscire dalla Commissione si modificherebbe e tornerebbe alla Camera. Non per nostro merito”.