direzione libera
Mezzogiorno, 15 dicembre 2021 – 08:40
La sua invettiva un florilegio di banalit che non trovano appiglio a un fatto che sia uno
di Enzo d’Errico
Si potrebbe liquidare la penultima sortita di Vincenzo De Luca (perch l’ultima la star facendo mentre leggete queste righe, visto il ritmo vorticoso delle sue esternazioni) consigliando ai suoi maggiordomi di avvertire il 118 prima che sia troppo tardi. Ma non con le battute di spirito, purtroppo, che si risolve il problema politico di avere alla guida della Regione, ossia la pi importante istituzione locale, un autocrate ormai incapace di esprimersi senza insultare chi non gli va a genio. Sentite cosa ha detto ieri in merito al fatto che qualcuno abbia osato avviare un dibattito sulla scelta, compiuta da Gaetano Manfredi, di avocare a s la delega comunale alla Cultura (decisione, tra l’altro, accolta con favore dal Corriere del Mezzogiorno): A Napoli la cultura rappresentata da una serie di imbecilli che sporcano pagine di giornali locali con esempi insopportabili di provincialismo, di municipalismo, di volgarit e stupidit. Uno dei filoni della polemica politica stato l’assessore alla Cultura del Comune di Napoli. Manca l’assessore? E chi se ne frega se manca l’assessore, lo faccio io. Poi, preso dalla collera che lo rapisce quando non pu vendicarsi dei suoi (presunti) avversari, ha aggiunto: Sono cose da pazzi. Un grande patrimonio ridotto al municipalismo pi volgare, insopportabile. Questa non Napoli, questi sono i rifiuti di Napoli. Abbiamo perso decenni in chiacchiere, demagogia, scemenze, rigurgiti di municipalismo, di plebeismo. Quando si parla di cultura a Napoli io trovo cose che mi fanno venire l’orticaria. Napoli la sua cultura internazionale, altrimenti non Napoli, un’altra cosa.
Avete capito a chi si riferisce? Boh, De Luca non fa mai nomi e cognomi, forse perch teme querele. Si rivolge a fantasmi privi d’identit, lancia messaggi in codice, verga pizzini. Avete capito a cosa si riferisce? Boh, la sua invettiva un florilegio di banalit che non trovano appiglio a un fatto che sia uno. Ma il personaggio questo, ormai lo conosciamo e non ci sorprende. lo stesso che ha destinato due milioni di fondi aggiuntivi al Verdi di Salerno (il piccolo teatro di dimora sua) e cinque milioni al San Carlo (il pi antico palcoscenico lirico del mondo), sconvolgendo qualsiasi metro di paragone soltanto perch gli sta antipatico Stphane Lissner, ossia uno dei pi noti (e autonomi) sovrintendenti europei, dato che non esegue i suoi ordini. lo stesso che ha impedito a Roberto Saviano di parlare durante il Festival di Ravello. lo stesso che ha scelto Patrizia Boldoni come consigliere delegato alla Cultura, nonostante fosse condannata in primo grado per frode fiscale e sottrazione fraudolenta di beni all’erario. lo stesso che, nei fatti, ha consegnato la rappresentanza istituzionale al dirigente regionale del settore, Rosanna Romano, ottenendo cos la perfetta sovrapposizione tra controllore e controllato, tra competenza tecnica e responsabilit politica. E potremmo andare avanti per chiss quanto ancora.
Adesso che sia proprio Vincenzo De Luca a parlare di provincialismo, volgarit e plebeismo fa sinceramente sorridere. Lui che di Napoli non sa un tubo e che anzi, dieci anni fa, defin gli abitanti di questa citt geneticamente ladri. Ci che, al contrario, inquieta il silenzio in cui cadono le sue villanie. Attenzione, non si tratta d’una mera questione legata all’educazione e allo stile, anche se pure quella importante visto che la Costituzione prescrive, all’articolo 54, disciplina e onore nell’adempimento delle funzioni pubbliche. Il problema soprattutto politico. A cominciare dal Pd, nazionale e locale, che si fa schiaffeggiare pubblicamente dal governatore senza proferire parola — un po’ come faceva Tot nello sketch del E che mi frega a me,che so’ Pasquale io? — e che tollera editti simili a quello di ieri nel quale viene spernacchiata la libert di opinione, un concetto cardine della democrazia. Per finire al sindaco Gaetano Manfredi, che ce la sta mettendo tutta per risollevare una metropoli ridotta sul lastrico ed senza dubbio la carta migliore che potessimo avere per giocare questa partita, ma che non pu tacere per quieto vivere di fronte a un’invasione di campo cos sprezzante, dinanzi a uno che straparla di Napoli (e dei suoi giornali) in questo modo e finisce per autoproclamarsi assessore comunale alla Cultura (ruolo, peraltro, ricoperto dallo stesso Manfredi) al grido di me ne frego.
Una domanda: cosa faranno ora gli otto componenti della cabina di regia cui stato affidato il compito di tracciare le linee di politica culturale? Preferiranno restare avvolti nell’ombra oppure rintuzzeranno le insolenze di De Luca? Lo abbiamo gi scritto ma giova forse ripeterlo: la mediazione un ingrediente fondamentale dell’arte di governo, purch non si tramuti in accondiscendenza. Il conflitto va evitato quando possibile, ma va affrontato qualora sia necessario. Nessuno chiede al sindaco di difendere i giornali, ch sanno farlo da soli (almeno si spera), ma di stigmatizzare chiunque attacchi la libera espressione del pensiero. Nessuno chiede al sindaco di minare i rapporti istituzionali ma di tutelare la dignit e l’autonomia di un’amministrazione che rappresenta tutti i napoletani, compresi quelli che non la pensano come De Luca. Altrimenti il silenzio diventer complicit. Suo malgrado.
15 dicembre 2021 | 08:40
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, 2021-12-15 07:40:01
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