I 5 Stelle: «Modificare il Superbonus». Ma, a parte il Pd, gli altri partiti si oppongono. Oggi, alle 16.30, Conte sarà a Palazzo Chigi per incontrare il presidente del Consiglio
Una notte ancora, per ragionare, trattare e sperare che oggi, nel giorno del faccia a faccia decisivo tra Draghi e Conte, alla Camera salti fuori un accordo che scongiuri la fine prematura della maggioranza. Questa volta la mina parlamentare è il decreto Aiuti, che contiene 23 miliardi a sostegno di imprese e famiglie e sul quale nelle prossime ore il governo potrebbe porre la fiducia: il provvedimento è zavorrato da 400 emendamenti e deve essere convertito al Senato entro il 16 luglio.
A frenare l’iter del decreto che contiene la norma sul termovalorizzatore di Roma sono i 5 Stelle, che si battono per modificare il Superbonus e hanno fatto infuriare gli altri partiti. La tensione è alta e le spinte contrapposte che agitano la coalizione di unità nazionale rischiano di provocare un incidente parlamentare. Visto il clima e l’appuntamento decisivo con Conte alle 16.30 di oggi, Palazzo Chigi ha mostrato con il Movimento un atteggiamento il più possibile aperto e dialogante, ben diverso dall’intransigenza con cui lo staff di Draghi aveva affrontato la risoluzione sulle armi all’Ucraina. In questa occasione i collaboratori del premier addetti alle trattative con i partiti hanno evitato di ingaggiare un braccio di ferro con i vertici del M5S, offrendo tempo per trattare e disponibilità a sbloccare lo stallo. Ieri dovevano iniziare le votazioni in Aula invece il testo si è impantanato, anche perché gli altri partiti hanno respinto modifiche che avrebbero costretto a tornare in commissione. La richiesta del M5S sul Superbonus è che l’ultimo titolare del credito sia sollevato dalla responsabilità, ma a parte il Pd le altre forze politiche non sembrano interessate a cambiare il testo.
Per sciogliere il nodo il capo di gabinetto di Draghi, Antonio Funiciello, ha anche proposto di risolvere la questione in un altro provvedimento, alla prima occasione. Ma dal M5S tutto tace, il che ha rinvigorito i sospetti parlamentari di chi pensa che i contiani siano alla ricerca di un pretesto per rompere. Si litiga sulla riforma del reddito di cittadinanza, sulla stretta per gli affitti brevi a Venezia e, con maggiore forza, anche sulla questione di fiducia. Il M5S ha chiesto a Draghi di non metterla e Palazzo Chigi ha risposto «va bene, possiamo non porre la fiducia, ma dovete trovare un accordo altrimenti il decreto scade». E qui è scattata l’ira della Lega, che contesta al governo l’offerta di una sponda ai 5 Stelle e ritiene che non porre la fiducia sarebbe «un grave precedente politico».
Ormai appare chiaro che sia il Movimento che il Carroccio sono scossi dalle spinte di chi ha fretta di rompere per buttarsi in campagna elettorale, il che fa ballare paurosamente la nave dell’esecutivo in Parlamento. «Di questo passo usciamo dal governo», è lo stato d’animo di tanti leghisti. In mezzo allo scontro tra i partiti c’è Federico D’Incà, che rappresenta il governo e viene accusato da tanti di muoversi agli ordini di Conte. Alle sei della sera il ministro per i Rapporti con il Parlamento mette insieme la maggioranza e fa il possibile per mediare sul decreto Aiuti. «Se non c’è l’accordo sul superbonus non votiamo la fiducia», è il diktat dei 5 Stelle, che hanno presentato anche 4 emendamenti del capogruppo Davide Crippa sul prezzo del gas.
La riunione di maggioranza viene interrotta e aggiornata a questa mattina, quando Draghi sarà tornato dalla Turchia e avrà concesso, spera l’ala governativa del M5S, le aperture a cui i contiani hanno appeso le sorti del governo. Alle otto della sera D’Incà spiega il ritardo nei lavori parlamentari e i tentativi di risolvere il risiko, «in stretto collegamento con la presidenza del Consiglio». Il ministro assicura di aver «sondato tutte le forze della maggioranza» alla ricerca di un accordo che possa evitare la fiducia, ma fa capire che l’intesa ancora non c’è. E che forse, anche se D’Incà non lo dice, bisognerà aspettare l’esito del faccia a faccia tra Draghi e Conte, che a Palazzo Chigi, eufemisticamente, prevedono «franco e schietto».
5 luglio 2022 (modifica il 5 luglio 2022 | 23:45)
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, 2022-07-05 21:04:04 ,