Fumata grigia. Non nera come le previsioni più pessimiste, anzi, potrebbe schiarire nei prossimi giorni: i diritti tv della Serie A dal 2024 restano un rebus, anche se ad oggi l’ipotesi più credibile è la conferma dell’attuale spartizione fra Sky e Dazn, da capire in che termini, e se con dentro Mediaset, per 3 o 5 anni. Per il momento l’accordo non c’è. Rimane sullo sfondo la rivoluzione del canale della Lega, un po’ come spauracchio, un po’ come tentazione.
Doveva essere la giornata decisiva per l’assegnazione dei diritti tv nel quinquennio 2024-2029 (la prossima stagione che inizierà il 20 agosto si giocherà ancora col vecchio contratto che prevede tutte e 10 le partite su Dazn e 3 in co-esclusiva con Sky), invece l’assemblea dei presidenti ha deciso soltanto un rinvio. L’obiettivo economico non è stato raggiunto: da bando la Serie A puntava a raggranellare 1,15 miliardi l’anno, cifra probabilmente poco realistica sia per la congiuntura internazionale che nazionale, ma già avvicinarsi al miliardo, confermando gli standard attuali (all’ultimo giro i diritti hanno fruttato 927 milioni a stagione) sarebbe un successo. Da indiscrezioni le prime offerte in busta chiusa avrebbero superato i 700 milioni e le parti si sarebbero ulteriormente avvicinate nella trattativa privata di venerdì scorso: non abbastanza, evidentemente, ma nemmeno così poco da alzarsi dal tavolo, come dimostra la decisione di proseguire i colloqui.
Il bando prevedeva ben 24 pacchetti differenti ma dopo l’uscita di scena di Amazon e delle altre chimere (che in realtà in partita non ci sono mai entrate) il ventaglio si è radicalmente ristretto. A quanto filtra, lo schema su cui si ragiona maggiormente è proprio la conferma di quello attuale: 10 match tutti su Dazn e 3 in coesclusiva su Sky, oppure in alternativa il “9+1”, uniche formule per cui la App streaming (che oggi resta l’unico principale interlocutore della Serie A) metterebbe una cifra importante sul tavolo. Mediaset entrerebbe in gioco con la partita in chiaro, su cui il tema è politico: alla Serie A il “free” serve per riconquistare il grande pubblico, tornare ad ampliare il bacino di spettatori che si è ristretto in maniera inquietante negli ultimi anni; ma l’idea piace meno alle pay–tv, che non vogliono depotenziare le loro esclusive. Saltasse, il Biscione si consolerebbe con Coppa Italia e Supercoppa.
Riserbo sulle cifre, ma i soldi potrebbero esserci: il famoso miliardo che manda avanti il carrozzone, o giù di lì, mettendo però tutte insieme le offerte dei tre operatori che ad oggi insieme non stanno. Bisogna trovare la quadra, incastrare le esigenze dei broadcaster, per convincerli davvero ad aprire il portafoglio. A questo servirà una settimana in più di trattative private, dove verranno mobilitati anche i vertici internazionali di Dazn e Sky, attesi a Milano nei prossimi giorni. L’alternativa si chiama sempre canale della Lega: più passa il tempo, più aumenta nei presidenti (soprattutto in alcuni) la tentazione di passare la mano e andare ad aprire la seconda busta, quelle in cui ci sono le offerte dei fondi d’investimento per mettersi in proprio e trasmettere da soli le partite. Ma il rischio è di restare delusi dal contenuto e ritrovarsi poi all’angolo. Un’incognita che ad oggi spinge ancora verso l’assegnazione diretta ai broadcaster, su cui sembra più facile raggiungere una maggioranza in assemblea. Decideranno comunque i soldi, come sempre: sopra i 900-950 milioni sarà probabilmente fumata bianca, sotto sicuramente nera. Entro metà o massimo fine mese la scelta. Allora i tifosi sapranno se dal 2024 continueranno a guardare le partite su Dazn (e Sky) o dovranno prepararsi all’ennesima rivoluzione del canale della Serie A.
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di Lorenzo Vendemiale
www.ilfattoquotidiano.it
2023-07-03 18:24:55 ,