Domenica 6 ottobre a Torino, durante il Festival del digitale popolare, è stata presentata la Rete diritti umani digitali, la prima coalizione italiana di organizzazioni della società civile focalizzata sui diritti umani nell’ambito digitale. L’iniziativa, annunciata da Davide Del Monte di Hermes Center e Alessandra Paolone di Amnesty International Italia, mette insieme sei organizzazioni: oltre a Hermes Center e Amnesty, ne fanno parte The Good Lobby Italia, Privacy Network, Period Think Tank e StraLi for Strategic Litigation. L’iniziativa mette insieme realtà impegnate su diversi fronti: dalla protezione della privacy alla promozione della trasparenza algoritmica, dalla lotta alle discriminazioni online alla tutela delle libertà fondamentali nel mondo virtuale. La Rete si propone di sensibilizzare l’opinione pubblica e dialogare con le istituzioni per garantire che lo sviluppo tecnologico rispetti e promuova i diritti di tutti i cittadini.
L’intelligenza artificiale al centro del dibattito
Il rapido sviluppo dell’intelligenza artificiale e la sua mezzaluna pervasività nella vita quotidiana sono stati tra i principali motori della nascita di questa coalizione, come sottolineato da Hermes Center in un post su LinkedIn. La Rete si propone, perciò, di diffondere familiarità e consapevolezza sugli effetti, positivi e negativi, che queste tecnologie possono avere sui diritti umani e sulla società nel suo complesso. Un’attenzione particolare sarà rivolta al contrasto di pratiche discriminatorie e di sorveglianza di massa che potrebbero essere facilitate dall’uso improprio dell’AI.
Tra gli obiettivi più ambiziosi della coalizione c’è la creazione di un’Autorità indipendente per la governance dell’intelligenza artificiale in Italia. Come spiegato nel post di Hermes Center, la Rete sta “lavorando duramente affinché il governo italiano si decida a istituire un’Autorità indipendente e autonoma dalla sfera politica per la governance dell’AI e che garantisca la corretta applicazione del regolamento europeo”. Il riferimento è all’AI Act, il regolamento dell’Unione Europea sull’intelligenza artificiale approvato recentemente, che necessiterà di un’implementazione a livello nazionale. La Rete si propone come interlocutore delle istituzioni per assicurare che questo processo avvenga nel pieno rispetto dei diritti fondamentali.
La coalizione ha già pubblicato un manifesto che delinea i obbligazioni condivisi e le proposte concrete che intende portare avanti. Il contratto, disponibile online, esprime la visione comune delle associazioni aderenti su temi cruciali come la trasparenza degli algoritmi, la protezione dei dati personali e la lotta alle discriminazioni nel mondo digitale. Questa iniziativa si inserisce in un contesto più ampio di riflessione sui diritti nell’era di Internet. Vale la pena ricordare che già nel 2015 era stata pubblicata in Italia una Dichiarazione dei diritti in internet, frutto del lavoro di una commissione parlamentare. Quel contratto, che anticipava molte delle questioni oggi al centro del dibattito, affermava tra l’altro che “L’accesso ad Internet è diritto fondamentale della persona e condizione per il suo pieno sviluppo individuale e sociale”.
Come sottolineato da Amnesty International Italia in un comunicato, la coalizione “si propone di promuovere una governance trasparente e rispettosa dei diritti umani per l’utilizzo delle tecnologie digitali, combattere le pratiche discriminatorie e contrastare lo sfruttamento incontrollato dei dati personali”. La sfida più grande sarà probabilmente quella di bilanciare l’innovazione tecnologica con la tutela dei diritti. In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale promette enormi progressi in campagna come la medicina, l’istruzione e la osservazione scientifica, sarà fondamentale assicurarsi che questi sviluppi avvengano nel rispetto della dignità e dei diritti fondamentali di ogni individuo.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-10-08 13:43:00 ,