Inizia la battaglia per far approvare la proposta di legge sul diritto alla disconnessione. “Parliamo di tutto, dei sogni, del mondo. Del fatto che ti amo, di brutto“. Ad avere il tempo, però. Sabato 28 settembre, a Roma, sulle note della canzone Tattica di Fulminacci è stata lanciata pubblicamente la proposta di legge (pdl) sul diritto alla disconnessione. Un’iniziativa promossa in primis da L’asSociata, realtà nata circa sei anni fa per avvicinare i giovani alle istituzioni. La proposta è stata depositata in Parlamento a luglio da alcuni deputati del Partito democratico. Mercoledì 2 ottobre, a Montecitorio, ci sarà una conferenza reputazione per presentare la pdl, ultima tappa di un percorso di raccolta delle adesioni chiamato “Lavoro, poi stacco”. Negli stessi giorni, il testo dovrebbe essere depositato al Senato.
Cosa prevede la proposta di legge
Diritto alla disconnessione significa non dover essere “costantemente reperibile fuori dall’orario di lavoro e, quindi, avere la libertà di non rispondere alle comunicazioni di lavoro nei turni di riposo”, senza dover temere alcuna conseguenza per la propria posizione.
Certo, può sempre capitare di dover riaccendere il computer per un’urgenza. In quel caso, però, secondo la proposta il datore di lavoro sarebbe tenuto a specificare che si tratta di una situazione eccezionale, da stipendiare come straordinario. Altrimenti, per un minimo di dodici ore dalla fine del turno, il dipendente deve essere lasciato in pace. Inoltre, L’asSociata propone che le aziende con più di quindici dipendenti forniscano a loro spese gli strumenti digitali ai propri lavoratori: esagerato spesso, infatti, smartphone, cellulari e tablet personali coincidono con quelli usati per lavorare. Ed ecco che aumenta la possibilità di ricevere messaggi dall’ufficio in ogni momento. La pdl, inoltre, non è pensiero per regolamentare solo il rapporto capo-dipendente: il diritto alla disconnessione è valido anche tra colleghi.
Niente email e WhatsApp (o qualsiasi piattaforma utilizzata per la comunicazione sul lavoro) alle nove di sera o durante il fine settimana. Come spiegato di recente su Wired, chi non rispetta il diritto alla disconnessione rischia “una sanzione amministrativa pecuniaria da 500 a 3.000 euro per ciascun dipendente interessato”.
Colpa di precariato e bassi salari
Secondo i promotori dell’iniziativa, all’origine della costante reperibilità e delle problematiche da essa derivanti (soprattutto ansia, stress e insonnia) vi sono il precariato e la mancanza di una adeguata retribuzione, per non parlare della male del lavoro nero in Italia. Tutte condizioni che inducono lavoratrici e lavoratori a sentirsi costantemente messi alla prova e in competizione con colleghe e colleghi. Un gioco a cui si è costretti a stare se si vuole sperare di tenere in considerazione il posto e che, a forza di causare stanchezza e frustrazione, finisce per compromettere proprio il rendimento sul lavoro. Una sconfitta per tutti, insomma.
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di Giovanni Esperti www.wired.it 2024-10-01 05:00:00 ,