È un passaggio denso di incognite quello del Dl Aiuti previsto per martedì 12 luglio al Senato. Per ora i Cinque Stelle non scoprono le carte ma il focus è stretto intorno alle soluzioni utili a tenere sulle spine il Governo nell’attesa di passi concreti nella propria direzione. I ragionamenti riguardano essenzialmente l’ipotesi di un “non voto” con l’uscita dall’Aula. Una possibilità che, nonostante i numeri sicuri per la maggioranza anche senza il Movimento, scoperchierebbe di fatto il vaso della crisi dagli esiti imprevedibili per la fine stessa della legislatura.
Al Senato voto unificato
Con una difficoltà in più rispetto alla Camera, perché al Senato voto sulla fiducia e sul provvedimento sono unificati. A Montecitorio manca solo il voto finale sul testo con le ulteriori misure dettate dalla crisi ucraina, stimate complessivamente in circa 26 miliardi. Domani 11 luglio andrà in scena l’ultimo atto (con suspense, per la possibilità di prese di posizione simboliche) prima dell’approdo al Senato, dove invece la tenuta della maggioranza torna, lì sì, politicamente in discussione.
I rischi numerici di uno strappo
Le prossime ore saranno dunque decisive per inclinare il piano verso la crisi o la ricomposizione. Nonostante la linea dura sia prevalente, non tutti i grillini sarebbero pronti all’addio. Uno strappo, secondo i calcoli degli ex compagni di squadra di Ipf porterebbe un’altra quindicina di parlamentari dalla parte di Di Maio.
Sibilia: se non migliora potremmo uscire dall’Aula
La linea è chiara nelle parole del sottosegretario Carlo Sibilia. «Non vogliamo un Papeete bis, ma il salario minimo. Noi abbiamo portato nove proposte al premier, a partire dal problema dei crediti fiscali del Superbonus fino agli stipendi dei lavoratori. Non abbiamo concetti precostituiti contro il Governo ma chiediamo determinati aiuti a famiglie e imprese». L’obiettivo sintetizzato da Sibilia sta nel creare un «tampone sociale» che accompagni la transizione ecologica. «Il ministro del Lavoro Orlando ha affermato in queste ore che la norma sul salario minimo è pronta. È una buona notizia. Attendiamo feedback dalle altre forze politiche».
Dal Pd invito a lavorare sui temi
Guardando a un dialogo anche in chiave futura il Pd tende una mano ai pentastellati che, consegnato il documento con le loro nove priorità al premier, hanno un piede dentro e uno fuori dall’esecutivo. Basta con i politicismi, è il messaggio dei democratici, che indicano una via concreta per uscire dall’impasse: lavorare sui temi, «dando risposte sui salari e sul welfare». Per il vicesegretario del Pd, Peppe Provenzano, è questa la chiave di volta: sia durante questa esperienza di governo, sia per le future alleanze: