Dogman di Besson: un pastiche che ci insegna ad andare oltre le apparenze
Dogman, diretto da Luc Besson, ha fatto il suo debutto in concorso alla mostra del cinema di Venezia e, pur non avendo un titolo originale (ricordiamo il film con lo stesso titolo di Matteo Garrone), riesce a sorprendere la platea.
Il ritorno di Besson è stato inaspettato, considerando che non si avevano notizie del regista dal suo ultimo film, Anna, del 2019.
Ma ciò che più stupisce di Dogman è indubbiamente la performance attoriale di Caleb Landry Jones, in una parola: spettacolare.
In questo pastiche che parla di emarginazione, sofferenza e amore per gli animali, troviamo un invito ad approfondire l’animo umano, a non soffermarsi sulle apparenze, ma ad andare oltre.
“Quando l’uomo è nei guai, Dio gli manda un cane”
Inizia proprio con questa frase del poeta, storico e politico francese, Alphonse de Lamartine, la travagliata storia di Doug.
Dogman di Besson: un pastiche che ci insegna ad andare oltre le apparenze
Un cuore ai margini
Il protagonista è Douglas (Doug), un giovane tormentato da un passato difficile, afflitto da una grave menomazione fisica. Vive ai margini della società, immerso in un’oscura zona d’ombra della vita sociale.
A causa dei ripetuti traumi che hanno minato la sua fiducia negli esseri umani, Douglas trova rifugio solamente nella compagnia amorevole dei suoi cani.
Il riferimento a Joker è inevitabile, un uomo solo, un reietto che nella disperazione si lascia coinvolgere dal lato oscuro. Tuttavia, per quanto riguarda Doug, la sua alienazione si limita ai furti nelle case dei ricchi, orchestrati con l’aiuto dei suoi fedelissimi cani.
La violenza, quando c’è, è finalizzata alla difesa personale e non alla voglia di rivalsa sul prossimo, come invece accade nel caso di Joker.
Ciò che Doug fa è vivere e mascherarsi, travestendosi da donna, senza chiedere nulla a nessuno. Perché nulla gli è stato dato, a parte i suoi compagni a quattro zampe. Ma Doug non si arrende mai e anche quando si ritrova paraplegico, riesce ad andare avanti e a reinventarsi.
Un rinnovamento continuo che avviene dopo ogni caduta e che porta il pubblico a empatizzare con lui, con le sue sofferenze e con le sue angosce.
Dogman di Besson: un pastiche che ci insegna ad andare oltre le apparenze
Il merito è soprattutto di Caleb Landry Jones, il protagonista di questa pellicola dal notevole talento. Confidiamo in una sua candidatura agli Oscar, dopo la vittoria del premio a Cannes per la miglior interpretazione maschile, grazie al film Nitram di Justin Kurze.
La sua abilità nel comunicare il dolore attraverso i gesti, gli sguardi e le parole è straordinariamente potente. Quasi verrebbe voglia di abbracciarlo quando si descrive come un uomo destinato a camminare solo verso la morte (a causa della sua paraplegia), in una definizione dai toni shakespeariani.
Amalgama di stili e citazioni
Nonostante la pellicola sia soggetta a vari alti e bassi, con alcuni flashback poco convincenti e momenti di violenza eccessivamente enfatizzati, Dogman rappresenta comunque un progresso nella filmografia recente di Besson.
È un pastiche cinematografico che unisce vari stili, coniugando il thriller con il dramma, scene surreali e bizzarre. Mostra momenti di brillantezza, soprattutto nella sinergia tra la componente visiva e quella sonora, con una selezione musicale davvero convincente.
La presenza del protagonista, inoltre, è gestita con maestria: l’antieroe Doug entra nei cuori degli spettatori e lancia un messaggio fortissimo di comprensione e umanità.
Numerose le citazioni che il regista dedica ad artiste iconiche come Edith Piaf, di cui Doug intona Hymne à l’amour, o Marlene Dietrich, con la magia di Lili Marleen.
Sebbene la sceneggiatura presenti alcuni momenti di confusione, la visione d’insieme è comunque efficace e sapientemente realizzata, tanto da giustificare una visione al cinema.
Dogman ci insegna l’importanza di andare oltre le apparenze e di non fermarci in superficie, ma scavare nel profondo delle persone per comprendere il loro vissuto.
Proprio attraverso questo meccanismo di umana comprensione riusciamo a percepire quanto sia profonda l’anima del protagonista, nonostante la sofferenza che è costretto a subire nel corso della sua terribile esistenza.
Dogman di Besson: un pastiche che ci insegna ad andare oltre le apparenze
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di Veronica Cirigliano
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2023-11-09 12:39:48 ,