dopo 60 anni risolto il mistero della loro origine
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Se i buchi neri sono oggetto di enorme fascino, forse ancor di più lo sono i quasar, anche per gli astronomi. Osservati per la prima volta agli inizi degli anni ’60, quelli che sono considerati fra gli oggetti più luminosi dell’Universo hanno infatti mantenuto il segreto sulle loro origini per circa sessant’anni: oggi ne sappiamo di più grazie a un articolo pubblicato sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society. Lo studio, guidato da Jonny Pierce dell’università di Hertfordshire (Regno Unito), ci mostra infatti che la loro “accensione” è legata allo scontro fra due galassie.

Lo studio

Il nome quasar deriva dal modo in cui vennero inizialmente descritti, ovvero come oggetti astronomici simili a stelle e in grado di emettere onde radio – “quasi stellar radio source”. Si tratta di oggetti astronomici extra-galattici, che si trovano a enormi distanze da noi, e i nostri strumenti hanno potuto rilevarne la presenza a causa dell’enorme quantità di energia che emettono a partire dal proprio nucleo. Per studiarne le misteriose origini, il gruppo di ricerca ha osservato 48 galassie che ospitano quasar al loro interno e le ha comparate con le immagini relative a oltre 100 galassie che invece non ne contengono. Dalle loro analisi è emerso che le prime hanno una probabilità circa tre volte maggiore di collidere o interagire con altre galassie rispetto alle seconde. Secondo gli autori, sarebbero proprio queste collisioni fra galassie a favorire lo spostamento delle grandi quantità di gas in esse contenute verso i buchi neri super massicci che spesso si trovano al loro centro. Il gas viene così consumato dal buco nero, fenomeno che sappiamo causare il rilascio di enormi quantità di energia sotto forma di radiazioni elettromagnetiche: ecco spiegata l’origine della caratteristica luminosità del quasar.

Perché studiare i quasar

I quasarspiega Clive Tadhunter dell’università di Sheffield (Regno Unito), secondo autore dell’articolo – sono uno dei fenomeni più estremi nell’Universo, e quello che vediamo molto probabilmente rappresenta il futuro della nostra Via Lattea quando si scontrerà con la galassia di Andromeda fra circa cinque miliardi di anni”. La nascita di un quasar può causare l’esaurimento del gas contenuto nelle galassie dalle quali ha avuto origine, il che può avere conseguenze drammatiche per le galassie stesse, come l’incapacità di formare nuove stelle per miliardi di anni. Ma non solo. I quasar ci interessano anche perché sono una sorta di “finestra sul passato dell’Universo” proprio perché sono visibili, grazie all’enorme quantità di energia che emettono, anche da grandi distanze. “È un’areaconclude Jonny Pierce dell’università di Hertfordshire, che ha guidato lo studio – che gli scienziati di tutto il mondo sono propensi a conoscere sempre meglio: una delle principali motivazioni scientifiche del Telescopio Spaziale James Webb della Nasa era quella di studiare le prime galassie dell’Universo, e Webb è in grado di rilevare la luce anche dei quasar più lontani, emessi quasi 13 miliardi di anni fa. I quasar svolgono un ruolo fondamentale nella comprensione della storia dell’Universo e forse anche del futuro della Via Lattea”.



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di Sara Carmignani www.wired.it 2023-04-26 14:05:28 ,

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