dopo la fine, cosa succede?
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Per di più un recente sondaggio globale di Idc realizzato per Ogury su mille dirigenti di grandi marchi e centri media ha confermato ogni criticità. Più della metà degli inserzionisti (60%) ritiene che il tracciamento degli utenti sia una fonte di rischio reputazionale per i brand. E il 56% di loro pensa che i cookie e gli Id rappresentino una minaccia per la privacy degli utenti, mentre il 60% crede che la fine della loro disponibilità sia solo una questione di tempo.

Poi però il 41% del campione ammette di conoscere solo limitatamente o ignora metodi di targeting diversi da quelli che sfruttano gli identificatori come, ad esempio, i cookie. E solo il 49% dei centri media e il 39% dei brand suppone di conoscere come raggiungere il proprio pubblico su diversa scala dopo all’eliminazione dei cookie di terze parti.

La via di uscita è nelle personas

Dal 201, quindi 4 anni prima dell’entrata in vigore del Gdpr, Ogury ha iniziato a chiedere il consenso agli utenti per reperire i dati, pur giocando da intermediario tra gli inserzionisti come ad esempio P&G, Visa, Barilla, Lavazza, Volkswagen e gli editori, fra cui ItaliaOnLine, Sport Network, AdPlay Media Holding, Netaddiction. Oggi hanno sviluppato una piattaforma che si basa sui tipi di audience che fruiscono di un sito web o utilizzano una app, non i dati del singolo Id. La filosofia del progetto punta alla totale emancipazione da quei meccanismi che sono presidiati dalle Big Tech e (giustamente) dai regolatori; qualcosa che non dovrebbe spaventare gli editori, anzi trasformarsi in una opportunità.

Marcello Gruppo sottolinea che nel tempo, quasi ubriacato dal potere dei cookie, il settore abbia spinto troppo sul tracciamento dei dati personali non calcolando poi i rischi e le conseguenze – che poi si sono concretizzare in casi internazionali eclatanti. La soluzione quindi è nel creare un pubblico di personas per le campagne pubblicitarie, ovvero una sorta di audience caratterizzato da caratteristiche simili. “Entrano in gioco variabili statistiche dove secondo gli studi si riescono a costruire grandi agglomerati che aderiscono fino al 95% della realtà. E questa operazione noi la facciamo applicando l’intelligenza artificiale ai dati di uno storico comportamentale anonimizzato raccolto per 7 anni abbinato a costanti sondaggi online sui siti degli editori“, spiega il manager.



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di Dario d’Elia www.wired.it 2023-06-19 05:00:00 ,

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