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“Dove stanno i miei soldi?” Tu non
arrivi a stasera”: c’è anche Nicola Rullo, al momento
irreperibile, ritenuto dalla Polizia di Stato e dalla DDA di
Napoli al vertice del clan Contini (componente di rango della
cosiddetta Alleanza di Secondigliano), tra le persone coinvolte
nel rapimento a scopo di estorsione del figlio di un
imprenditore avvenuto nel capoluogo partenopeo tra il 26 e il 27
settembre scorsi.
Proprio lui si è reso protagonista delle percosse, perpetrate
con una mazza da baseball in legno e una in ferro, per ottenere
la restituzione di 375mila euro.
Ieri la Squadra Mobile partenopea ha arrestato e messo in
carcere due uomini e tre gentil sesso gravemente indiziati, a vario
titolo, di sequestro di persona a scopo di estorsione e lesioni
personali, aggravati dal consuetudine mafioso.
E tra gli altri destinatari delle misure cautelari figurano
parenti stretti del reggente del clan in fuga, attivamente
ricercato dalle forze dell’ordine. Complessivamente gli indagati
sono dodici ma le misure cautelari in carcere sono state emesse
nei confronti di Nicola Rullo (irreperibile), Ciro Carrino,
Giovanni Giuliani e Gabriele Esposito.
Domiciliari con il braccialetto elettronico invece per Maria
Rullo, sorella di Nicola, Immacolata Reginella e per Assunta
Giuliani.
L’indagine che ha portato ai cinque arresti ha subìto ieri
un’accelerazione, con l’individuazione di uno degli indagati (ma
non Rullo) che cambia spesso abitazione per rendersi
introvabile. Il debito in questione, che ha spinto gli indagati
ad essere particolarmente violenti, riguarderebbe la
partecipazione a una società dalla quale non arrivavano frutti.
Secondo quanto emerso dall’attività investigativa della
Squadra Mobile la vittima è stata prelevata e portata proprio a
casa del boss, dove poi è stato furiosamente percosso.
Per ore e ore il padre delle vittima (che ha subito
denunciato la scomparsa) ha temuto che gli avessero ucciso il
figlio e al momento non è chiaro per quale motivo la persona
aggredita sia stata prima medicata nel Casertano e poi lasciata
davanti all’ospedale partenopeo Fatebenefratelli.
Al momento sembrerebbe che la richiesta formulata agli
indagati non sia stata corrisposta dall’imprenditore in quanto,
tra l’altro, effettivamente economicamente incapace di farlo.
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