La tela di Draghi, l’avvertimento di Letta
Draghi è partito già ieri per Città della Pieve con l’obiettivo di riposarsi dopo una settimana faticosa, tra G7 e summit Nato, ma i suoi collaboratori sono rimasti a Roma a tessere la tela diplomatica dell’incontro. Eppure a Palazzo Chigi si lavora al buio, dal momento che non è chiaro quali saranno le richieste di Conte. Che il presidente del M5s abbia in un certo senso le mani legate è chiaro a tutti, premier e alleati: uno strappo porterebbe con sé il rischio di elezioni anticipate nel mezzo di una guerra alle porte dell’Europa e la rottura dell’asse con il Pd di Letta, che su questo è stato esplicito con l’”alleato” durante un ruvido faccia a faccia che a Cortona ha preceduto il confronto pubblico.
«Sarebbe paradossale se, dopo aver vinto le elezioni amministrative di domenica scorsa, noi fossimo qui a parlare del funerale del centrosinistra e del campo largo», è l’avvertimento del segretario dem. I dossier sul tavolo di Palazzo Chigi sono molti: dalla questione delle armi all’Ucraina al superbonus passando per la norma del decreto Aiuti che permette la costruzione del termovalorizzatore a Roma osteggiato dal M5s. Ma su nessuno di questi punti è possibile un cedimento da parte di Draghi: «La Capitale è sommersa dai rifiuti, dobbiamo agire nell’interesse dei cittadini», si rimarca a proposito del termovalorizzatore.
Rdc come possibile mediazione
Delle tante bandiere dei 5 Stelle, tuttavia, il premier sembra disposto a sostenerne almeno una, quella del reddito di cittadinanza. La misura simbolo del Conte 1 è sotto attacco da parte di Italia Viva, che ha addirittura avviato la raccolta delle firme per il referendum abrogativo, e da parte del centrodestra di governo: sia Forza Italia sia la Lega hanno indicato nella revisione radicale dello strumento la via per reperire le risorse per abbattere il cuneo fiscale che grava sul lavoro nella prossima legge di bilancio.
E proprio in queste ore è passato in commissione un emendamento al decreto Aiuti, contestato dal M5s, che introduce un’ulteriore stretta sul reddito di cittadinanza: le offerte di lavoro potranno giungere anche direttamente dai datori di lavoro, non più solo da navigator o centri per l’impiego, e le offerte congrue che i percettori possono rifiutare saranno al massimo due. Ebbene, sullo strumento Draghi è disposto a stendere il suo mantello protettivo pur essendo personalmente convinto che andrebbe riformato: le risorse per l’abbattimento del cuneo andranno trovate altrove. Basterà a Conte per siglare la tregua? In caso di rottura la miccia sarà proprio il decreto Aiuti, in Aula alla Camera da martedì.