Undici primi cittadini hanno firmato un documento «bipartisan», a loro si è unito il governatore della Liguria. Documenti anche da imprenditori e ordini professionali
Ci sono i sindaci, a cui potrebbero aggiungersi i governatori delle Regioni. A loro si sono uniti subito dopo i medici, i farmacisti, gli infermieri. poi associazioni di categoria, organizzazioni locali in un elenco che potrebbe allungarsi con il passare delle ore. Tutti si uniscono a un «coro» che chiede a Mario Draghi di non dimettersi . In attesa che la politica ricomponga i pezzi del governo andato in frantumi, è il resto dell’Italia che invoca la soluzione: no a elezioni subito, sì alla prosecuzione del lavoro avviato a Palazzo Chigi dall’ex presidente della Bce. È il «sentiment» che si sta facendo strada in quete ore di stallo della crisi.
Gli indugi sono stati rotti dai sindaci delle principali città italiane. Con uno schieramento che comprende primi cittadini eletti sia nel centrosinistra che nel centrodestra hanno sottoscritto una lettera indirizzata a Draghi: «Con incredulità e preoccupazione assistiamo alla conclamazione della crisi di Governo generata da comportamenti irresponsabili di una parte della maggioranza.- così inizia il messaggio – Le nostre città, chiamate dopo la pandemia e con la guerra in corso ad uno sforzo inedito per il rilancio economico, la realizzazione delle opere pubbliche indispensabili e la gestione dell’emergenza sociale, non possono permettersi oggi una crisi che significa immobilismo e divisione». «Chiediamo a Mario Draghi di andare avanti e spiegare al Parlamento le buoni ragioni che impongono di proseguire l’azione di governo» é la conclusione .
L’appello firmato da Luigi Brugnaro sindaco di Venezia, Marco Bucci sindaco di Genova, Antonio Decaro sindaco di Bari e Presidente Anci, Michele De Pascale sindaco di Ravenna e Presidente Upi, Giorgio Gori sindaco di Bergamo, Roberto Gualtieri sindaco di Roma, Stefano Lo Russo sindaco di Torino, Dario Nardella sindaco di Firenze e Coordinatore delle città metropolitane, Maurizio Rasero sindaco di Asti, Matteo Ricci sindaco di Pesaro e Presidente Ali, Beppe Sala sindaco di Milano. csi allungato nel corso di giornata fino a comprendere una quarantina di primi cittadini. Ai sindaci si è poi unito con lo stesso obiettivo il presidente della regione Liguria Giovanni Toti: ha lanciato un appello ai suoi colleghi governatori perché convincano il premier a restare al suo posto.
Altre «voci» dall’Italia si alzano per cercare di scongiurare una crisi che ritengono incomprensibile e perniciosa. C’è anche un appello congiunto dei rappresentanti delle «professioni sanitarie» (medici, infermieri e titolari di farmacie): «Non è il tempo di una crisi al buio. A nome delle donne e degli uomini delle professioni sanitarie e sociosanitarie rivolgiamo un accorato appello all’unità ed alla responsabilità al presidente Draghi, al ministro Speranza, a tutte le forze politiche e sociali, ad ogni singolo rappresentante delle istituzioni: non interrompiamo la stagione delle riforme e degli investimenti».
Camionisti, trasportatori armatori, addetti alla logistica: tutte le sigle che nel Paese garantiscono il movimento delle merci hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta: «L’Italia non può restare senza una guida autorevole e sicura in un momento storico come quello che stiamo vivendo. Per questo chiediamo al Presidente del Consiglio Mario Draghi di restare in carica e un atto di responsabilità da parte delle forze politiche».
Non solo a livello locale ma anche a livello territoriale c’è mobilitazione pro Draghi. Confindustria Puglia si è mossa autonomamente con parole che riecheggiano quelle di altre parti sociali ed economiche: «L’Italia non può restare senza una guida autorevole e sicura in un momento storico come quello che stiamo vivendo. Per questo chiediamo al Presidente del Consiglio Mario Draghi di restare in carica e un atto di responsabilità da parte delle forze politiche presenti in Parlamento affinché, senza indugi e trattative, esprimano la loro fiducia all’Esecutivo permettendogli di continuare a lavorare sui tanti dossier aperti». Analoghi richiami sono stati sottoscritti dal presidente di Confindustria Romagna Roberto Bozzi e da quello di Assolombarda Alessandro Spada.
È insomma il «partito del pil» a schierarsi a difesa del governo. Nel tardo pomeriggio si unisce al lunghissimo elenco anche Federterme: «La situazione attuale con provvedimenti in itinere, crisi economia e una guerra in atto, devono imporre una serissima riflessione tra la scelta di portare avanti meri giochi di potere e invece costruire un serio processo di ripartenza del Paese».
16 luglio 2022 (modifica il 16 luglio 2022 | 22:32)
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Claudio Del Frate , 2022-07-16 21:34:00 ,