Droni, la sorveglianza in mare pone nuovi problemi di privacy

Droni, la sorveglianza in mare pone nuovi problemi di privacy


Nella sua strategia al 2024, l’Agenzia europea per la sicurezza marittima (Emsa), dice che grazie “ai suoi investimenti negli anni in hardware, software e conoscenza, oggi Emsa ha capacità di fondere diversi fonti di dati e servizi e consegnare una rappresentazione della situazione marittima ricca e integrata”. Il risultato è frutto da un lato delle immagini dallo spazio, a cominciare dai servizi satellitari europei di Copernicus, dall’altro dell’ultimo tassello del progetto, i droni e i dati che portano, i quali, scrive Emsa, ora forniscono “un livello di sorveglianza in mare aperto a un livello ben più completo”.

Tutte le informazioni vengono condivise da Emsa con le autorità coinvolte. In primis Frontex, l’agenzia europea preposta a controllare le frontiere. Proprio quest’ultima sta acquisendo un potere sempre più importante nell’architettura dell’Unione, che attribuisce alla sorveglianza dei confini un rilievo sempre maggiore. Basti pensare che la Commissione nel budget 2022 ha assegnato la cifra più alta, 769,7 milioni, a Frontex (una parte è stata poi congelata dal Parlamento europeo) e 319,6 milioni, il 12,9% del totale, a Eu-Lisa, che fornisce servizi informatici per gestire i flussi migratori e i confini. Nel tempo le due agenzie hanno iniziato a lavorare sempre più a stretto contatto.

L’inchiesta

Auto in un parcheggio

La proposta è nella revisione del Consiglio Ue di Prüm II, che regola lo scambio di informazioni tra le polizie dell’Unione. La presidenza francese spinge anche per ricerche di massa sui dati del dna

Costruire la “fortezza Europa”

Se Frontex mette uomini e mezzi, Eu-Lisa fornisce l’infrastruttura digitale per sorvegliare i confini di quella che assomiglia sempre di più a una “fortezza Europa”. La stessa fortezza che di recente 12 Paesi dell’Unione hanno proposto di difendere alzando muri alle frontiere e che per il settennato 2021-27 ha messo a bilancio 22,7 miliardi per la gestione dei confini esterni. Ogni aiuto, ogni fonte di informazione è ben vista. Così anche Emsa, che si presenta come “gli occhi dell’Unione europea sul mare”, può dare una mano alla causa. Tanto che, quando l’agenzia ha iniziato a sperimentare droni per aumentare la sorveglianza dei mari, nel 2018, Frontex si interessa alla faccenda, come emerge dalle 320 pagine sulla propria attività che Emsa ha consegnato a Wired (pur non venendo incontro a tutte le richieste, non rispondendo nei tempi previsti dalle regole comunitarie e oscurando parti significative dei documenti).

A Wired Chris Jones, direttore esecutivo dell’organizzazione non governativa inglese Statewatch, spiega che “Emsa sta sostenendo la costruzione di “Fortezza Europa” prettamente attraverso la fornitura di servizi di sorveglianza. Negli ultimi anni ha appaltato a diverse aziende il compito di operare drone per suo conto. In parte questi sono usati per il monitoraggio dell’inquinamento marittimo e per agevolare il soccorso il mare. Tuttavia registrazioni di sorveglianza sono fornite anche a Frontex, il cui lavoro di controllo al confine spesso mette la vita delle persone a rischio, per esempio, informando la cosiddetta Guardia costiera libica sulla localizzazione di imbarcazioni in difficoltà”.



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di Luca Zorloni www.wired.it 2022-09-02 16:30:00 ,

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