Come fanno i buchi neri supermassicci a diventare così enormi? A oggi si pensa che, come i loro fratelli più piccoli, questi giganteschi oggetti celesti aumentino la loro mole per accrescimento, ossia “cibandosi” della materia che viene attratta gravitazionalmente al loro interno. Una seconda possibilità, che non esclude la prima, è che due buchi neri più piccoli possano fondersi a formarne uno supermassiccio. Tuttavia, spiegano gli esperti, al momento le prove dirette dell’esistenza di questo secondo meccanismo scarseggiano. Ma le recenti osservazioni di un gruppo internazionale di ricercatori, pubblicate su arXiv e in attesa di essere sottoposte al processo di revisione fra pari, sembrerebbero portare nuove prove a favore di questo meccanismo.
Un buco nero in fuga
La storia riguarda un buco nero supermassiccio che sembrerebbe essere “in fuga” dalla galassia alla quale appartiene. Parliamo in particolare del buco nero che si trova all’interno del quasar 3C 186, una potente sorgente radio extra-galattica già studiata in passato anche da ricercatori dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf). Due paper pubblicati nel 2022 su Astronomy & Astrophysics Letters e su The Astrophysical Journal avevano mostrato che questo buco nero non è dove ci si aspetterebbe che fosse, ovvero al centro della galassia alla quale appartiene, ma è un po’ spostato rispetto a questa posizione. Già allora gli autori avevano riportato evidenze a favore del fatto che il buco nero supermassiccio fosse nato dalla fusione di due galassie e dei loro rispettivi buchi neri. Secondo i risultati delle due pubblicazioni questo evento avrebbe poi generato delle deformazioni dello spazio-tempo note come onde gravitazionali, che avrebbero “calciato via”, per così dire, il buco nero dal centro della propria galassia. Quello che in inglese viene definito recoil super-kick, una sorta di rimbalzo all’indietro.
Il nuovo studio
Gli autori del nuovo studio disponibile su arXiv hanno aggiunto un nuovo tassello al puzzle. Dai risultati dello loro analisi spettroscopiche, effettuate utilizzando il Very Large Telescope (Vlt) dello European Southern Observatory e il Subaru Telescope dell’Osservatorio di Mauna Kea, nelle Hawaii, hanno infatti concluso che il buco nero si starebbe muovendo più velocemente rispetto al resto della galassia di cui fa parte. Fatto che troverebbe una perfetta spiegazione, si legge nell’articolo, nell’effetto “rimbalzo all’indietro” dovuto alla precedente fusione di due buchi neri.
Come racconta un articolo di New Scientist che ripercorre tutta questa storia, alcuni esperti si dicono convinti e soddisfatti dalla spiegazione, ma c’è anche chi sostiene che serviranno ulteriori studi per escludere altre possibilità. Insomma, la partita sembra essere ancora aperta.
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di Sara Carmignani www.wired.it 2025-03-07 16:32:00 ,