E al Senato Balboni invoca il giudizio d’onore contro Boccia- Corriere.it

Stava per finire al Giurì d’onore del Senato lo scontro in commissione Affari Costituzionale tra il presidente Alberto Balboni e alcuni esponenti di Avs e Pd, scoppiato mercoledì sera, a margine dell’intervento della senatrice Iv, Dafne Musolino, e proseguito ieri in aula con il dem Francesco Boccia. Non relativo all’introduzione dell’elezione diretta del presidente del Consiglio, ma sull’intenzione del presidente Balboni di non concedere un rinvio alla seduta serale, con un crescendo di toni poco consoni al merito del ddl. Ma il presidente del Senato, Ignazio La Russa, in serata stempera: «Il Gran giurì? Vedremo. Sono specialista in conciliazioni amichevoli».

Ciascuno la racconta a modo suo. Tito Magni di Avs lamenta di essere stato deriso da Balboni per gli 800 emendamenti presentati. Il dem Francesco Boccia accusa il presidente, di FdI, di aver condotto la seduta con il pugno duro: «Nessuno può dire: “Qui comando io”». «Accusa falsa» dice Balboni e si rivolge al Giurì per dimostrare come è andata.

È Dafne Musolino (IV), mercoledì alle 20, la prima in lista a parlare. Pd e Avs chiedono più tempo per esaminare gli emendamenti. Balboni respinge e legge alcuni degli 800 emendamenti di Avs parlando di «esercizio di tecnica ostruzionistica». Poi dà la parola a Musolino, interrotta due volte dalle…