Dal 2016 al 2018 2,6 milioni per le conferenze di Renzi: tutti i versamenti sono elencati negli atti dell’inchiesta della Procura di Firenze sulla Fondazione Open, la «cassaforte» che avrebbe consentito la scalata dell’allora sindaco di Firenze a Palazzo Chigi
L’Arcobaleno Tre di Lucio Presta
e l’Algebris, società di gestione di risparmio globale di Davide Serra. Ma anche la Celebrity Speakers Ltd (dal sito «agenzia altoparlanti leader a livello mondiale»), il ministro delle finanze e la commissione per il turismo dell’Arabia Saudita. La dimora editrice svizzera che pubblica il giornale economico Verlag Finanz und Wirtschaft Ag e il principale quotidiano coreano Chosun Ibo. Sono solo alcune delle società che, tra il 2016 e il 2018, hanno sborsato fino a oltre 2 milioni e mezzo di euro (per la precisione 2.644.142,48 euro) per un discorso di Matteo Renzi. Attività legittima, che non è oggetto di indagine. Ma tutti i versamenti sono elencati negli atti dell’inchiesta della Procura di Firenze sulla Fondazione Open, la «cassaforte» che avrebbe consentito la scalata dell’allora sindaco di Firenze alla presidenza del consiglio dei ministri. Secondo il procuratore aggiunto Luca Turco e il pm Antonino Nastasi, Open avrebbe agito come un’articolazione di partito, raccogliendo finanziamenti utili a sostenere l’attività dell’allora premier. E lui reagisce: «Prendo atto della violazione reiterata di precetti costituzionali e di norme di legge nel silenzio di larga parte della pubblica opinione. E conferma il proprio impegno per ottenere giustizia sia in sede civile che penale».
La «cassa spesa»
Secondo l’accusa Open era come un bancomat, «una cassa spesa, una creatura simbiotica con Renzi» l’ha definita il tribunale del Riesame di Firenze nel provvedimento che ha confermato per la terza volta il sequestro dei documenti all’imprenditore Marco Carrai. Sempre dagli atti delle indagini emerge che la spesa più importante è quella sostenuta per le «Leopolde»: 358 mila euro nel 2014, 496 mila euro nel 2015. Per le primarie e il ballottaggio per la nomina del candidato premier della coalizione del centro sinistra nel 2012, si spendono 90mila euro, che comprendono anche la «festa dei volontari per Matteo Renzi», con tanto di servizi di catering e baby parking. Ma c’è di più.
Le conferenze
Tra il 2019 e il 2020 Renzi gira il mondo per conferenze pagate non meno di 15mila euro. La Guardia di Finanza elenca «la Invest Industrial di Andrea Bonomi (25 mila) e la società di private equity 21 Investimenti Sgr di Alessandro Benetton (19 mila)». Oltre 507 mila euro vengono accreditati in due anni dalla Celebrity Speaker Ltd, «società di global speaker del Regno Unito», per svariati interventi. Altri 44 mila euro dalla Vbq Limited, «società global speaker Regno Unito», e 83 mila euro dalla This is spoken Ltd, altra soc. consulenza amm.-gest. britannica. Il produttore Lucio Presta versa 653 mila euro per il documentario televisivo «Firenze secondo me» e su questo indagano i magistrati romani che ipotizzano un finanziamento illecito. Quasi 44 mila provengono dal ministero delle Finanze di Mohamed Bin Salman, altri 40 mila dalla «Saudi Commission For Turism». Emolumenti che si aggiungono ai circa 80 mila euro — non riportati nel documento — che Renzi percepirebbe dalla sua partecipazione al board della fondazione saudita Future Initiative Investment.
Le banche
Se 64 mila euro sono arrivati dalla banca Usa Interaudi Bank, 25 mila li ha versato l’istituto di credito svizzero Julius Baer International. Mentre 29mila euro li avrebbe versati il «Chosun Ilbo», il «principale quotidiano coreano». Renzi gira il mondo e non bada a spese. Nel 2018 viene invitato a Washington per i cinquanta anni dall’omicidio di Robert Kennedy. All’amico imprenditore Vincenzo Manes chiede: «C’è qualche tuo amico riccone che viaggia dopo le 18 verso Washington? È una figata storica parlare a Arlington, ricordando Bob Kennedy». Manes propone di chiedere a Marchionne e all’ex segretario di Stato di Clinton, Kerry. Renzi è secco: «No, lascia stare: sembriamo decessi di fame». Alla fine il conto viene addebitato a Open. «Non abbiamo alternative», dice Renzi in un messaggio intercettato. Così il 5 giugno, secondo quanto ricostruito dagli investigatori della guardia di finanza, Open firma il contratto per noleggiare del jet per gli Usa. In cassa ci sono solo 6mila euro. «134.900??? Ma ha perso la testa?» scrive in un sms Alberto Bianchi l’allora presidente della Fondazione a Luca Lotti. Che risponde: «Non ho parole. Gli ho detto che senza copertura non si può». Alla fine però il finanziamento arriva dall’imprenditore parlamentare Pd Gianfranco Librandi. E il senatore vola negli States.
6 novembre 2021 (modifica il 6 novembre 2021 | 22:37)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Valentina Marotta e Antonella Mollica , 2021-11-06 21:37:40
www.corriere.it