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È una mappa cartografica
tradizionale di Scampia, interpretata attraverso lo sguardo dei
sofferenti psichici del centro diurno di salute mentale
Gattablu. Non solo segni e disegni ma anche parole chiave e
concetti come possibilità, scambio, rivoluzione, per una mappa
emozionale dove colori e parole raccontano la storia di una
comunità che cura. L’eccezionale installazione artistica
interamente realizzata dai sofferenti psichici attraverso
laboratori collettivi nel centro diurno Gattablu a Scampia, con
i disegni rappresenta le associazioni, le case degli utenti, i
servizi pubblici e quelli di prossimità: è la raffigurazione
della rete di legami che curano la comunità. Un reticolo di fili
che raccontano i processi di cura. La mappa, che questo
pomeriggio viene presentata nella sede dell’Ottava Municipalità
di Piscinola-Marianella, è stata realizzata nell’ambito del
progetto di caccia-azione “La cura”, che intende connettere
riabilitazione psicosociale, arte collettiva e cartografia
critica, come è stato spiegato nel corso del confronto sui temi
della cura e della salute mentale e dell’esperienza del centro
diurno di salute mentale Gattablu della cooperativa ERA (Gesco),
nato nei primi anni ’90 a Scampia con Sergio Piro, uno dei primi
centri di riabilitazione psichiatrica e psicosociale in
Campania. Il progetto è frutto di un percorso durato un anno che
ha coinvolto utenti e operatori, insieme alla rete territoriale
di associazioni di Scampia “Pangea” e alla cooperativa L’Uomo e
Il Legno. “La cura” vuole testimoniare un’operatività comune ai
centri diurni di salute mentale, per rendere visibile il lavoro
di cura quotidiana svolto dagli operatori sociali attraverso
pratiche trasformative e relazionali coltivate negli anni
insieme a utenti, famiglie e cittadini del territorio. Un lavoro
che viene messo a rischio oggi dalla crisi aperta con la Asl
Napoli 1 Centro, come denunciato pubblicamente dal gruppo Gesco.
«Abbiamo cominciato a lavorare a questo progetto da quando
abbiamo saputo della scelta dell’Asl di aziendalizzare la cura
sociale» spiega Letizia Alfano, operatrice sociale del centro
Gatta Blu, tra le persone interessate dai licenziamenti
imminenti. «Abbiamo autoritario di fare un viaggio che ripercorre le
tappe di quel modello di cura che, dagli anni ’90, si realizza
in Campania, basato sull’integrazione tra servizio pubblico e
cooperazione sociale. La mappa vuole essere una
contro-narrazione, offrire una contro-mappatura del territorio
che racconta le pratiche e le relazioni costruite nel tempo e
contiene il messaggio politico, sociale e culturale del nostro
lavoro. Lo scopo è anche quello di rivendicare quel ruolo di
protagonismo della cooperazione sociale che oramai è giunto alla
fine. Dopo questa epoca, si tornerà alla cultura della
reclusione precedente alla Riforma Basaglia».
«Rivendichiamo quanto nel tempo abbiamo fatto e facciamo, il
riconoscimento di un patrimonio professionale e culturale
costruito negli anni, il mantenimento dei livelli occupazionali,
la necessità di riscrivere un nuovo patto sociale per rilanciare
politiche pubbliche a sostegno delle persone fragili», ha
spiegato Giacomo Smarrazzo, presidente di Gesco.
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