Sulla Lamborghini che ha ucciso Manuel ognuno stava facendo qualcosa in quel drammatico pomeriggio del 14 giugno scorso. Un gesto, una parola, anche solo un atteggiamento. L’ex youtuber Matteo Di Pietro guidava, gli altri quattro erano passeggeri. E come tali potrebbero presentarsi ai prossimi interrogatori per evitare qualsiasi coinvolgimento. Ma c’è di più. La presenza di strisce pedonali all’incrocio fra via di Macchia Saponara e via Archelao di Mileto, prima del punto di impatto sulla carreggiata della supercar con la Smart della mamma del bimbo, potrebbe aggravare proprio la posizione del 20enne al volante, già indagato per omicidio stradale e lesioni nell’ambito delle inchiesta sulla morte del piccolo a Casal Palocco.
L’analisi della velocità
Oltre all’analisi della velocità tenuta da Di Pietro, ritenuta al momento comunque di gran lunga superiore ai 30 chilometri orari previsti dalla segnaletica stradale (110 almeno per l’accusa, 65-80 per la difesa), il fatto che ci fosse anche un attraversamento pedonale – vicino a dove Elena Uccello stava per svoltare a sinistra con la city car poi investita dalla Urus – potrebbe avere un peso ulteriore sulla ricostruzione della dinamica dello schianto, già descritto da almeno cinque testimoni diretti. A questi si potrebbero aggiungere coloro che hanno chiesto l’intervento delle ambulanze, così come gli stessi operatori del 118, giunti sul posto in sei minuti (15.51) con il primo veicolo e in otto (15.53) con il secondo dopo l’attivazione alle 15.45. Iniziative decise per avere un quadro più preciso.
La passeggera-testimone Gaia Nota
Tanto che anche i quattro giovani a bordo del Suv insieme con Di Pietro potrebbero essere verbalizzati per la seconda volta: Gaia Nota, la passeggera «per caso», amica della fidanzata, che gli sedeva accanto, e poi Vito Loiacono, Marco Ciaffaroni e Simone Dutto. Sono stati sentiti dai vigili urbani subito dopo l’incidente, ma potrebbero essere ascoltati ancora. L’orientamento sarebbe quello di rimanere concentrati sulle loro posizioni, sui ruoli avuti da ciascuno sulla Lamborghini. «Mia figlia non ha fatto niente, era solo una passeggera», ha del resto chiarito subito nei giorni scorsi il padre di Gaia, e non si esclude che gli altri tre ex youtuber seguano la stessa strada, lasciando così da solo Di Pietro davanti alla responsabilità di quanto accaduto. I quattro saranno ovviamente sentiti in audizioni singole e, in una vicenda tanto intricata, il rischio di eventuali contraddizioni nei loro racconti non è poi così remoto.
Telefonini e distrazioni
Al momento la Municipale sta ancora vagliando la ricostruzione dell’incidente mentre ai carabinieri del Nucleo di Palazzo di Giustizia spetta il compito di acquisire documenti e telefonini di chi era a bordo del Suv. Il sospetto è che a usarli – come si vede anche in altre challenge dello stesso tipo pubblicate su Youtube – siano stati i ragazzi seduti nella parte posteriore della Lamborghini, riprendendosi in primo piano ma senza filmare la strada davanti all’auto. Difficile pensare che qualcuno di loro possa ammettere ora di aver disturbato Di Pietro mentre guidava. «La Smart ha svoltato all’improvviso davanti a me», ha detto fin dall’inizio il 20enne: fra quegli smartphone c’è anche il suo e, così come per scoprire la velocità dell’Urus, anche per analizzare le memorie di questo e degli altri apparecchi la procura ha preferito affidare l’incarico a un consulente esterno.
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roma.corriere.it
2023-06-23 07:26:51 ,