“Quando io e Amelie abbiamo deciso di lasciare il nostro lavoro e la nostra dimora per vivere in camper la maggior parte dei nostri amici e dei conoscenti ci hanno definiti “coraggiosi” ma oggi, dopo otto anni di vita on the road possiamo considerare “coraggiosi” tutti coloro che restano immobili, senza interrogarsi sulla qualità e sull’alienazione della vita di tutti i giorni. Noi preferiamo appartenere alla schiera sempre più folta degli esseri umani che vagano, senza vincoli né legami”. Scrivevano così sul loro sito Orme sul mondo, Pierluigi e Amelie, a commento di Nomadland, il film di Chloé Zhao che ha fatto conoscere ai più la vita dei cosiddetti fulltimer, cioè tutti coloro che, per varie ragioni, hanno scelto di vivere a tempo pieno in un camper o in un van.
Oggi, due anni dopo quel post e qualche mese prima del loro decimo anniversario di vita nomade, sono tutt’altro che stanchi e pentiti. “Siamo consapevoli che non potremo guidare un veicolo in eterno e che, prima o poi, dovremo mettere i ceppi alle ruote ma, per ora, questa per noi è la vita più bella che potessimo immaginare”, racconta Pierluigi da Lanzarote, dopo aver girato per sei mesi le Canarie scrivendo una guida di consigli per chi vive in camper.
#vanlife
“Per molti non avere un punto fisso, non sapere dove saranno domani, arrivare in una città nuova e dover organizzare tutto senza sapere dov’è, per esempio, l’ospedale più vicino, è molto destabilizzante. Per noi, invece, non avere mai una routine e non sapere quali sfide ci aspettano è la cosa che rende bella questa vita. Non a caso ci spostiamo di continuo e resistiamo da così tanto tempo. Altri fulltimer, invece, sono più stanziali o magari, dopo un paio d’anni, mollano e tornano a dimora. Molti, soprattutto ora che la vita in van è di moda, pensano che bastino un paio di video su YouTube o altri social per riuscire a mantenersi con facilità, ma non è così. Quella dei fulltimer non è una vita facile e, secondo me, non è una vita per tutti”.
Eppure non sono pochi quelli che l’hanno scelta e, con l’arrivo della pandemia, sono diventati sempre di più. Per farsi un’idea si può dare un’occhiata al documentario francese “Vanlife, i nuovi nomadi“. Oppure cercare l’hashtag “vanlife” o “livinginavan” sui principali social media.
Youtuber
Due cuori e un camper su YouTube: la scelta (zero sprechi) di Sara e Luca
di
Valentina Venturi
C’è chi si è messo in viaggio da solo, chi con il fidanzato, chi con un animale, alcuni anche con i figli… e tutti raccontano la loro esperienza dispensando consigli di ogni tipo e con un seguito, in alcuni casi, di centinaia di migliaia di persone. I precursori sono stati Emily King e Corey Smith nel 2012, ma ormai sono moltissimi quelli che, grazie ai social media, cercano di trasformare la vita da fulltimer in un lavoro che garantisca entrate sufficienti. Per esempio Abigail Martin, una ragazza americana di 21 anni, che ha più di 871.000 follower su TikTok. Courtnie e Nate arrivano addirittura a 2,1 milioni e, sul loro sito, hanno realizzato alcune guide che spiegano come trasformare un furgone in camper.
Gli esempi, anche in Italia, sono tantissimi e, a volte, guardando tutte le foto e i video che vengono condivisi si ha l’impressione di una realtà un po’ troppo “rosa e fiori”. Per questo, l’americano Forrest Stevens ha voluto realizzare un altro documentario che cerca di andare oltre l’immagine “mitologica” fatta di belle spiagge, belle persone e bellissimi veicoli che emerge a volte nel racconto sui social media. Si intitola “The reality of #vanlife” e cerca di raccontare com’è realmente la vita dentro un van, che definisce “un gran bel modo per viaggiare ma molto duro per viverci” (“a great way to travel but a hard way to live”).
Less is more
“Per noi non è mai stato un problema vivere in due in uno spazio così ristretto”, continua Pierluigi. “Se ci pensi, molte persone vivono già compresse per buona parte della giornata: compresse in mezzo al traffico, compresse nel loro ufficio… e poi cercano di rilassarsi in una dimora più o meno grande. Noi, invece, facciamo esattamente l’opposto. Per la maggior parte del tempo viviamo all’aria aperta in spazi enormi e dilatati: su spiagge, in mezzo ai boschi, sulle rive di un lago. E quando poi ci ritroviamo in uno spazio ristretto, magari per lavorare qualche ora, non ci pesa. Anzi, da poco abbiamo deciso, di prendere una ‘dimora’ ancora più piccola. All’inizio, infatti, avevamo un camper mansardato abbastanza grande ma, da quest’anno, abbiamo deciso di passare a un van, che è più piccolo e più agile: 8 metri quadri di spazio in totale. Anche in questo passaggio abbiamo dovuto eliminare qualcosa e fare un po’ di quello che gli inglesi chiamano decluttering. Penso sia un esercizio utile perché viviamo circondati da cose che, in realtà, non ci servono”.
La vita in camper, infatti, ti obbliga ad abbandonare tutto il superfluo e ti insegna a non sprecare nulla. Da questo punto di vista, a prescindere dal carburante che si usa per far muovere i veicoli, può essere considerata anche ecologica. “Tutti i nostri dispositivi elettrici” spiega Pieluigi, “sono alimentati a pannelli solari: dal frigorifero ai computer portatili al drone che uso per fare le riprese ai lettori di e-book in cui abbiamo riversato tutti i libri che non ci potevamo portare dietro quando abbiamo deciso di mollare dimora. I pochi elettrodomestici che abbiamo, come il tritatutto, sono manuali e, per cucinare, usiamo una bombola di gas che, in media, dura 6 mesi. Acqua calda e riscaldamento, invece, sono prodotti attraverso un apparecchio dedicato che funziona a energia elettrica e sfrutta il carburante nel serbatoio del veicolo. Consuma circa mezzo bicchiere di gasolio al giorno e bastano 20-30 minuti per riscaldare l’interno fino a 20 gradi. Abbiamo imparato ad apprezzare e valorizzare di più le risorse che abbiamo a disposizione, come l’acqua. Per lavare i piatti e sciacquarli, riempiamo un bicchiere alla volta. E con la doccia, che abbiamo all’interno del veicolo e che facciamo tutti i giorni, ci bagniamo un po’, poi spegniamo e ci insaponiamo, e alla fine ci risciacquiamo. In questo modo, con un serbatoio di 100 litri, riusciamo essere autosufficienti per 3-4 giorni. Poi dobbiamo andarne a cercare altra: comprandola dai vari distributori oppure prendendola da fontane e dalle apposite aree di sosta gratuite, dove si possono anche scaricare le acque grigie”.
On the road
– “Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati”.
– “Dove andiamo?”.
– “Non lo so, ma dobbiamo andare”.
Lo dicevano i due personaggi di On the road, il famoso romanzo di Jack Kerouac. Parole che oggi, 71 anni dopo, sembrano ritornate improvvisamente attuali. Fulltimer a parte, infatti, a causa della pandemia, che ha obbligato tutti a restare chiusi in dimora, i viaggi in camper nei due anni passati hanno avuto un boom che, anche nel 2022, dovrebbe ripetersi. Solo per dare un’idea lo scorso anno sono stati immatricolati 7.113 camper, più del doppio di quelli (3.448) immatricolati del 2014.
In molti, insomma, sembrano avere voglia di mettersi in viaggio, sulla strada, per far correre lo sguardo verso spazi meno angusti e dormire immersi nella natura. Ma quanto costa? “Come per le case” spiega Pierluigi, “c’è chi vuole una villa con piscina e chi si accontenta di un monolocale come quello in cui ho vissuto io per vent’anni. E così è anche nel mondo dei fulltimer. Ci sono tantissimi pensionati stranieri che hanno camper anche da 400.000 euro. Ma ce ne sono altri che comprano furgoni usati e li attrezzano con mobili poco costosi. Noi, all’inizio, abbiamo preso un camper usato di fascia medio-bassa che costava 25.000 euro e, tra l’altro, adesso siamo riusciti a rivendere alla stessa cifra”.
Con un po’ di spirito di adattamento, insomma, non occorre accendere un mutuo per provare. Oppure si può sempre provare a noleggiarne uno. In entrambi i casi i consigli di Pierluigi e Amelie e di chi fa questa vita da molto tempo possono essere preziosi. Come quello di stare sempre attenti al meteo e, per esempio, ripararsi dietro un edificio quando c’è vento molto forte e non dormire mai vicino all’ansa di un fiume se piove forte. Per il resto… come diceva uno dei personaggi di Nomadland, “ci vediamo lungo la strada”.
Source link
[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2022-03-26 06:00:00 ,
www.repubblica.it