Sarà dieci volte più apprezzabile, sarà operativo dal 2035, sarà il più grande rivelatore di onde gravitazionali del mondo, ma dove sarà? Nessuno ancora sa dove verrà realizzato l’Einstein Telescope, la futura grande opera made in Europe che ci svelerà com’era l’universo poco dopo il Big Bang. Tra i Paesi in trepidante attesa c’è l’Italia, perché ha proposto di ospitarlo in Sardegna, nella miniera di Sos Enattos a Lula, nel Nuorese, e ci sta investendo 1,7 miliardi di euro tra fondi regionali, nazionali ed europei. “Anche le istituzioni stanno facendo un ottimo lavoro di squadra” racconta infatti il presidente dell’Inaf Antonio Zoccoli, ospite del Big science business intervista 2024, un evento dedicato al sostegno economico dei grandi progetti di investigazione. Affianco c’è la sua “controparte olandese”, Stan Bentelvsen, direttore dell’istituto nazionale di investigazione delle particelle fisiche elementari (Nikhef), che tira l’acqua al proprio mulino, e spinge per portare l’infrastruttura sul proprio territorio, a Limburgo.
Durante la presentazione di questo progetto europeo, i due si passano elegantemente il testimone e all’unisono confermano che supererà tutti gli attuali rivelatori gravitazionali, anche lo statunitense Ligo. “Gli americani si metteranno subito al lavoro per superarlo”, afferma Zoccoli, poi, sceso dal palco, racconta a Wired Italia perché la Sardegna supererà l’Olanda.
Italia vs Olanda: 3 – 1
Ciò che rende speciali le prestazioni dell’Einstein Telescope è la sua capacità di rilevare le onde gravitazionali di bassa frequenza. Essendo un fenomeno particolarmente apprezzabile al rumore sismico e alle perturbazioni legate ad attività antropiche eventualmente svolte nelle vicinanze, è fondamentale che questo nuovo rilevatore resti sotto terra e a basse temperature, ma soprattutto in un’area adeguata. La Sardegna lo è, secondo Zoccoli, “perché a basso rischio sismico e scarsamente antropizzata. L’area suggerita dall’Olanda, al confine sia col Belgio che con la Germania, è invece massicciamente popolata e attraversata da una linea ferroviaria. Ciò significa che noi dovremmo scavare un centinaio di metri, loro almeno il doppio, spendendo di più”.
L’opzione olandese sarebbe più onerosa anche per via della tipologia di terreno che presenta. Zoccoli spiega infatti che “il nostro granito è più adatto ai lavori di scavo e rende la gestione delle acque sotterranee più semplice rispetto alla sabbia come quella su cui poggiano tutti i Paesi Bassi”. Tutto sembra a nostro favore, “ma loro giocano sulla localizzazione molto industrializzata” aggiunge Zoccoli. È prudente anche perché, come molti, ricorda bene “l’abilità dei competitor nel farsi assegnare sedi, per esempio quella dell’Agenzia del Farmaco, desiderata anche da Milano”.
Un progetto anti-Nimby
Il cenno allo smacco ricevuto ormai quasi sette anni fa non ha nulla a che fare con l’enfasi e l’impegno mostrati oggi dall’Italia per ottenere l’Einstein Telescope. Oltre che dal suo valore scientifico, il Paese è indiscutibilmente attratto anche dal suo impatto economico stimato pari a 6 miliardi di euro nella fase di costruzione e 127 milioni annui quando attivo a regime. A riferirlo è il sito della Regione Sardegna, la principale beneficiaria del progetto “ma non l’unica – specifica Zoccoli – ci saranno vantaggi a livello nazionale e per tanti diversi settori, non solo per l’hi-tech”.
Leggi tutto su www.wired.it
di Marta Abbà www.wired.it 2024-10-11 05:00:00 ,