Azione
Non la pensa così Carlo Calenda. Il leader di Azione, che ha eletto il Pnrr a bussola del programma elettorale del terzo polo, è durissimo: «Il difficile viene adesso. Dobbiamo raggiungere ancora l’85% degli obiettivi, realizzare concretamente i progetti e attuare le riforme. Invece di pensare di aggiornare il piano per finanziare i diciottenni come piace a Letta o la flat tax della destra dobbiamo implementarlo mettendo a disposizione dei Comuni le risorse per poter ricorrere anche alla progettazione esterna e consentire automaticamente allo Stato di avocare a sé le decisioni qualora gli enti locali o le regioni siano inadempienti». Per Calenda il rispetto degli impegni presi nel Pnrr ha una portata che va oltre l’aspetto meramente finanziario. «In ballo c’è la nostra credibilità internazionale che con Draghi era al massimo livello e che rischia di precipitare. E teniamo conto – ricorda – che tra le condizioni per attivare lo scudo della Bce (Transmission protection instrument) c’è anche il rispetto degli impegni presi con il Pnrr e con la Commissione europea».
Lega
Molto diversa per non dire opposta la posizione della Lega di cui si fa portavoce Claudio Borghi. «Per noi viene prima di tutto l’interesse nazionale. Finora è stato assunto un atteggiamento di sottomissione con Bruxelles che se saremo al governo non adotteremo. Questo non significa che non intendiamo realizzare il Piano, al contrario. Noi eravamo contrari a Next generation Ue e di conseguenza al Pnrr perché ci saremmo potuti finanziare autonomamente, visto che i tassi erano a zero, attraverso altri scostamenti di bilancio come avevamo fatto fino ad allora. Ma nel momento in cui il governo italiano con Giuseppe Conte ha fatto l’accordo si è aperta una nuova partita e infatti abbiamo votato a favore del Pnrr, che però non può essere immodificabile». Anche la Lega insiste sull’aggiornamento dei prezzi delle materie prime. Quanto alle riforme, a partire dalla legge per la concorrenza, Borghi conferma che il Carroccio non ha intenzione di cedere alle richieste di Bruxelles: «Non è che in Spagna sulle concessioni ai balneari si può fare in un modo e in Italia invece ci dicono che viola la concorrenza. Su questo non ci stiamo».
Pd
Sul fronte opposto Antonio Nicita, che ha coordinato i dirigenti della segreteria Pd nella stesura del programma, è molto netto: «No a modifiche dei progetti perché si finirebbe per bloccare il piano e perdere le risorse». Ok solo a modifiche tecniche precise, ad esempio per applicare la clausola del 40% di investimenti al Sud che rischia di restare su carta per l’incapacità delle amministrazioni di presentare i progetti. «In questo senso, anche nell’ottica di sostenere le aree interne del Paese, sarebbe utile – dice Nicita – disaggregare determinati bandi per aree geografiche». Al Pnrr, poi, il Pd guarda per destinare i risparmi delle gare sulla banda ultralarga, 1,2 miliardi, a un Fondo per il diritto alla connessione digitale, e per estendere a tutti gli appalti pubblici la clausola di premialità per l’occupazione giovanile e femminile inserita nel Piano.
M5S
Nel programma del Movimento 5 Stelle il Pnrr è citato solo una volta, in riferimento a «maggiore trasparenza e controllo dei fondi» del Piano. Per Mario Turco, vicepresidente M5S ed ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, «il Movimento è disponibile a valutare modifiche necessarie a utilizzare in modo più efficiente le risorse, ma bisogna fare attenzione perché pregiudicare le rate con scadenze e programma di spesa avrebbe un serio impatto sulla credibilità dell’Italia nei confronti dell’Europa». Turco semmai evidenzia i rischi dell’implementazione, soprattutto da parte di Regioni e Comuni del Sud, e rilancia l’idea di Investitalia, «l’unità di missione per la progettazione che il governo Draghi ha fermato». Altra cosa ancora, chiarisce, sarebbe allineare i bandi all’inflazione. Anche qui una critica al governo Draghi, «che non ha previsto meccanismi di adeguamento nonostante l’inflazione si fosse manifestata già alla stesura dei primi bandi. Noi proponiamo di istituire un Fondo straordinario di adeguamento».