Elly Schlein: “Vince chi discute e chi coinvolge. In piazza e nelle Agorà”

Elly Schlein: “Vince chi discute e chi coinvolge. In piazza e nelle Agorà”



Celebre per i suoi no, Elly Schlein ha iniziato a dire qualche sì: ad esempio a Enrico Letta e alle sue Agorà. Anche così la vicepresidente dell’Emilia-Romagna, volto della sinistra femminista ecologista, si prepara a quella che sembra una nuova stagione del centro-sinistra. Magari da costruire a immagine di quello bolognese, dove Coalizione Civica-Coraggiosa ha raggiunto il 7,3 %, seconda dopo il Pd. Con Clancy più votata: come fu per Schlein alle Regionali, che anticiparono il modello Bologna.

Come si fa a prendere tanti voti?
«C’è una nuova generazione in campo capace di mettersi in gioco. Con una partecipazione vera. Se innovi la modalità con cui costruisci le liste, non c’è più un momento in cui dici: salve, siamo qui per rappresentarvi. C’è un momento in cui chiedi a chi si è attivato nella società di auto-rappresentarsi in un percorso condiviso. Se fai così, quei mondi si sentono coinvolti. Partecipano, chiamano a partecipare».

Nelle grandi città ormai vota un cittadino su due. La preoccupa?
«Quando l’astensione è così alta, c’è un pezzo di Paese che si è rassegnato all’idea che votare non gli cambierà la vita. Dobbiamo recuperare credibilità, in fretta».

La “coalizione più larga d’Italia” è un modello esportabile?
«Un’alleanza così non la fai nel chiuso di una stanza, ma partendo dalle persone. In questi mesi ho visto, nelle piazze, tanti che avevano votato – chi Pd, chi M5S – condividere un progetto. Insomma: funziona se la fai vivere. Penso che le aperture coraggiose e il dialogo avviati da Letta vadano nella direzione giusta».

Lei ha detto tanti no al Pd, che lasciò in polemica con Renzi. No per le Europee. No a diventare presidente del partito. Cosa l’ha convinta, ora?
«Che il segretario del Pd non mi abbia chiesto di rientrarci, o di candidarmi, ma di fornire un contributo a una discussione, anche su temi che ci hanno diviso. Ha dimostrato di voler dare spazio a chi ha criticato le scelte fatte: meglio discuterne e vedere se si trova un punto di incontro. Questo garantisce unità e coerenza nelle scelte. Penso che bisognerebbe coinvolgere anche i Cinque stelle».

A forza di allargare la coalizione non si rischia la paralisi su tutto?
«I grandi contenitori hanno un problema diverso da quello della sinistra – che è la frammentazione: vivono contraddizioni su temi dirimenti. Nel Pd non abbiamo capito se prevale la linea di Minniti o di Majorino. Nei Cinque Stelle non sappiamo se è quella dei taxi del mare o dei porti aperti. Servirà chiarezza».

Conte dice, ad esempio, che non firmerà per il referendum sull’eutanasia.
«Io, invece, sono favorevole anche a quello sulla legalizzazione cannabis che ha visto, anche grazie alla possibilità della firma online, un grande esercizio di partecipazione. Una spinta a lavorare su un tema che, purtroppo, è fermo da anni».

Non sarà l’immobilismo parlamentare ad aver allontanato i cittadini?
«È mancato è il coraggio delle forze politiche di esprimersi in maniera chiara. Ma  la società è più avanti, spero che il processo delle Agorà serva anche per trovare il coraggio di affrontarli, questi temi. Non è detto che, all’interno della maggioranza larga, non si trovino maggioranze in grado di far fare dei passi avanti al Paese». 



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di Susanna Turco
espresso.repubblica.it
2021-10-18 14:49:00 ,

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