Lo scorso 5 agosto non è stato un giorno come gli altri per Kaicheng Yang. La pubblicazione da parte di un tribunale statunitense delle argomentazioni con cui Elon Musk illustra le motivazioni dietro alla decisione di ritirarsi dall’accordo per l’acquisizione di Twitter è stata anche l’occasione in cui il dottorando dell’Indiana University ha scoperto con sua grande sorpresa che il suo software per rilevamento dei bot era finito al centro di una titanica battaglia legale.
Twitter ha fatto causa a Musk a luglio, dopo che l’amministratore delegato di Tesla ha cercato di ritirare la sua offerta da 44 miliardi di dollari per acquistare la piattaforma. Musk, a sua volta, ha intentato una contro-causa accusando il social network di aver mentito sul numero di account falsi presenti sull’app. Twitter sostiene da tempo che gli spam bot rappresentano meno del 5 % degli utenti “monetizzabili”, quelli che sono cioè in grado di visualizzare annunci pubblicitari.
Secondo gli atti il Botometer di Yang, uno strumento gratuito che sostiene di poter stimare la probabilità che un account di Twitter sia un bot, è stato fondamentale per aiutare il team di Musk a dimostrare che la cifra riportata da Twitter non è veritiera. “Rispetto alle dichiarazioni di Twitter secondo cui il business dell’azienda è influenzato solo in minima parte da account falsi o di spam, le stime preliminari dell’entourage di Musk dimostrano il contrario“, si legge nella contro-denuncia dell’imprenditore.
Distinguere gli account umani dai bot è però più difficile di quanto sembri. Un ricercatore ha accusato Botometer di fare della “pseudoscienza” per aver dato l’impressione che il calcolo fosse in realtà semplice. Twitter da parte sua si è affrettato a sottolineare che Musk ha utilizzato uno strumento che in passato ha commesso errori. Nella documentazione presentata al tribunale, la piattaforma ha ricordato che all’inizio di quest’anno Botometer aveva definito lo stesso Musk come un probabile bot.
Ciononostante, Botometer è diventato molto popolare soprattutto tra i ricercatori universitari, a causa della grande domanda di strumenti che promettono di distinguere gli account bot da quelli reali. Il risultato è che a ottobre oltre a Musk e Twitter finirà sotto processo anche la scienza che sta dietro al rilevamento dei bot.
Come funziona Botometer
Botometer non è stato inventato da Yang, che lo ha semplicemente ereditato. Lo strumento è stato sviluppato circa otto anni fa, ma una volta che i suoi fondatori si sono laureati e hanno lasciato l’università, la responsabilità di mantenere attivo e aggiornare l’algoritmo è ricaduta su Yang, che non ha voluto confermare o smentire eventuali contatti con il team di Elon Musk. Per il dottorando Botometer non è un’attività a tempo pieno, ma rappresenta più che altro un progetto secondario. Yang lavora allo strumento nei momenti in cui non fa ricerca per il dottorato. “Al momento siamo solo io e il mio consulente – racconta –, quindi sono io a occuparmi del codice“.
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di Morgan Meaker www.wired.it 2022-09-28 17:00:00 ,