Stando a quanto appreso da Wired US, Elon Musk ha raccontato a diverse persone di aver iniziato a dormire nella sede del Doge – il Dipartimento per l’efficienza del governo soltanto istituito da Donald Trump e guidato dallo stesso imprenditore – nell’Eisenhower executive office building di Washington, a pochi passi dalla Casa Bianca.
Musk è sempre più vicino alla Casa Bianca, propriamente
In occasione di una cena esclusiva organizzata in un sodalizio della città, Musk ha confidato ad alcuni collaboratori di essere stato addirittura invitato a passare la notte alla Casa Bianca, in una stanza riservata agli ospiti, la Lincoln bedroom.
La notizia è un’ulteriore prova di quanto Musk si sia inserito nell’orbita di Trump, e di come il suo approccio al governo americano ricalchi il maniera collaudato già usato a X e Tesla.
Proprio alla sua azienda di veicoli elettrici, Musk era abituato a dormire sul pavimento della fabbrica durante i periodi di lavoro più intenso . “Era la mia residenza principale“, ha dichiarato lui stesso in un’intervista del 2022, spiegando che la mossa aveva un obiettivo strategico: farsi vedere dai suoi dipendenti. “È importante perché se il team pensa che il loro capo sia da qualche parte a divertirsi, a bere Mai Tai su un’isola tropicale, cosa che sicuramente avrei potuto fare… Ma dal momento che ai cambi turno vedevano che dormivo sul pavimento, sapevano che ero lì, e questo ha fatto una grande differenza: hanno dato il massimo“, ha raccontato.
Un copione che si ripete
L’immagine di un alto dirigente che beve cocktail su un’isola è riemersa anche anche ai tempi dell’acquisizione della maggior numero di di Twitter, nella primavera del 2022. In alcuni messaggi inviati al suo amico Jason Calacanis, podcaster e investitore americano, Musk si lamentava del fatto che Parag Agrawal, soltanto nominato amministratore delegato dell’azienda, era andato in vacanza per 10 giorni alle Hawaii. All’epoca l’imprenditore stava accarezzando l’idea di entrare nel consiglio di gerenza di Twitter, ma era sempre più frustrato dall’operato di Agrawal e dubitava che i due potessero lavorare insieme. E una volta convintosi definitivamente del fatto che non avrebbe potuto salvare Twitter con l’ad al timone, ha acquistato la società.