Sono accusati di aver ucciso e fatto sparire nel nulla il cadavere del cugino del boss di Castellammare di Stabia. Un delitto frutto della sanguinosa guerra che per un decennio ha visto contrapposti il clan D’Alessandro e il gruppo degli Omobono-Scarpa. Un massacro che ora rischia di costare l’ergastolo a Gaetano Vitale e Giovanni Savarese, ritenuti tra i componenti del commando armato della cosca di Scanzano e accusati di essere gli esecutori materiali dell’omicidio di Raffaele Carolei, vittima di “lupara bianca” il 10 settembre del 2012. Ieri, dinanzi ai giudici della Corte d’Assise di Napoli, il pubblico ministero Giuseppe Cimmarotta ha chiesto il carcere a vita per entrambi gli imputati. Savarese e Vitale rispondono dell’accusa di omicidio volontario in concorso aggravato dalle finalità mafiose. A svelare le trame di questa terribile storia sono stati i collaboratori di giustizia Pasquale e Catello Rapicano, i killer pentiti dei D’Alessandro che hanno confessato di aver partecipato al delitto. I Rapicano, per questa vicenda, sono già stati condannati in primo grado a 14 anni di reclusione a testa con il riconoscimento delle attenuanti riservate ai collaboratori di giustizia. Secondo l’accusa – tesi ribadita in aula anche dal pm che indaga sugli affari della criminalità stabiese – Carolei era da tempo sulla lista nera dei D’Alessandro. A organizzare il delitto sarebbero stati proprio Pasquale Rapicano e Gaetano Vitale. I due avrebbero attirato in una trappola la vittima, convocandola nell’appartamento di Catello Rapicano, in via Salita Santa Croce. Qui, nella abitazione popolare occupata abusivamente dall’uomo dei D’Alessandro, i sicari sono entrati in azione. Catello Rapicano avrebbe immobilizzato la vittima, mentre Savarese strangolava Carolei con una corda. Gli altri indagati, invece, si sarebbero occupati di bloccare il cugino del boss Paolo Carolei. Il cadavere, chiuso in alcune buste della spazzatura, sarebbe poi stato consegnato ad altri esponenti del clan – come dicono i pentiti – che si sarebbero occupati di farlo sparire nel nulla. Una ricostruzione che ha retto alla prova del processo, secondo l’Antimafia, come dimostra la richiesta di ergastolo per Vitale e Savarese. Nella prossima udienza, fissata tra pochi giorni, discuterà l’avvocato Antonio de Martino, difensore di Savarese, mentre a fine mese toccherà ai legali di Vitale (difeso dagli avvocati Giuliano Sorrentino e Carlo Taormina). I due imputati si sono professati innocenti nel corso dell’ultima udienza del processo, respingendo le accuse mosse a loro carico dagli inquirenti. Sempre a fine febbraio la Corte d’Assise dovrebbe anche emettere il suo verdetto. Una sentenza chiamata a far luce, dopo 10 anni, su una delle pagine più inquietanti della storia criminale stabiese.
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di Ciro Formisano
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2022-02-15 07:00:18 ,