di Luca Zorloni
Per verificare che il servizio di riconoscimento biometrico funzioni, Jacquin spiega che si “stanno usando dati sintetici e non di persone reali”. Niente web scraping di immagini, come fa per esempio la controversa startup newyorkese Clearview Ai per allenare il suo algoritmo di riconoscimento facciale, né ricorso a database già esistenti, ma le prove sono condotte su dati prodotti artificialmente. A quanto apprende Wired, la Commissione ha chiesto di non usare dati reali.
Ma come si previene che l’algoritmo sviluppi pregiudizi impliciti e invisibili, come spesso accade con questi strumenti? Sopra steria, che ha concesso a Wired un’intervista, non sa dirlo perché si occupa della parte di cybersecurity. E rimanda alla sua partner, Idemia, che tuttavia risponde di non poter fornire alcune informazioni “per ragioni di confidenzialità e sicurezza” e si limita a dire che “anche di recente, gli strumenti di riconoscimento biometrico che creiamo sono stati riconosciuti tra i più affidabili al mondo”. A riprova porta alcune note stampa di simulazioni e test con autorità degli Stati Uniti, giudicati soddisfacenti, ma nulla di più.
La gestione digitale delle frontiere è una ricca torta, con contratti milionari e opzioni per estendere gli appalti. La sola Sopra steria, 4,2 miliardi di ricavi nel 2020, ha cinque accordi siglati con Eu-Lisa. Con Idemia si è vista assegnare nel 2020 quello da 302,55 milioni di euro per il servizio di controllo biometrico incrociato condiviso per Ees. Durata: quattro anni, con l’opzione di allungarlo per altri due. Nel 2017 arriva l’accordo per Eurodac con la francese Bull e la belga 3M, con la formula 3 più 3. L’anno dopo 80 milioni sono assegnati per la nuova generazione del sistema informativo dell’area Schengen. Sopra steria, che aveva firmato anche il primo software, riceve un appalto di quattro anni, rinnovabile per altri due.
Nel 2019, inoltre, diventa ancora più evidente il doppio filo che lega Frontex a Eu-Lisa. Le due agenzie lanciano un maxi-appalto congiunto, suddiviso in quattro lotti, chiamato Transversal engineering framework. Un accordo quadro per fornire servizi informatici ai due uffici che sorvegliano i confini europei. Valore: 990 milioni di euro. Durata: quattro anni più due rinnovabili. Con la spagnola Everis (attiva nell’outsourcing di progetti tecnologici, con un giro d’affari di 1,45 miliardi), Ote, il più importante operatore di telecomunicazioni in Grecia, e la tedesca Cancom (trasformazione digitale), Sopra steria si è portata a abitazione il lotto 3, che vale circa la metà della torta (442 milioni di euro) e prevede che il consorzio confezioni per Eu-Lisa piattaforme e servizi informatici su richiesta.
Sopra steria ed Everis sono alleate anche nel lotto 2, valore 187 milioni, dove si sono aggiudicate la possibilità di fare offerte per dei lavori insieme ad altri fornitori, tra cui la francese Atos, (12 miliardi di fatturato nel 2020), Intrasoft (servizi It) ed European Dynamics, tutte operative nei servizi informatici. Altri 181 milioni per il lotto 1, a cui partecipa anche il campione italiano della difesa, Leonardo. Infine Minsait e l’italiana Westpole si sono assicurate i 180 milioni dell’ultimo lotto.
La ristrutturazione dei sistemi operativi risponde alle regole del programma Smart borders varato dalla Commissione. E avere accesso a più dati conferisce più potere alle agenzie europee che li possono leggere. “E senza bisogno di porte sul retro”, sottolinea Jones. Come Frontex, che ora ha accesso ai sistemi informativi Sis, sebbene in forma diversa dai 27 Stati. O a Sbms, che oltre all’ente polacco, a quanto apprende Wired dalla Commissione, potrà essere interrogato anche da Europol e da un ristretto gruppo di autorità degli Stati membri attraverso il Portale europeo di ricerca (Esp). Nonostante la domanda diretta a Eu-Lisa, non è chiaro chi farà parte di questo gruppo ristretto.
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2021-10-28 05:00:00