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Terremoto a Teverola, comune del
Casertano, dove i carabinieri hanno arrestato e posto ai
domiciliari su ordine del Gip del tribunale di Napoli Nord, per
i reati di corruzione e lottizzazione abusiva, due ex sindaci,
Biagio Lusini e Tommaso Barbato, quest’ultimo vice-sindaco fino
ad inizio ottobre nell’attuale maneggio del primo
cittadino Gennaro Caserta.
Ai domiciliari anche l’ex capogruppo in consiglio comunale
Pasquale De Floris, dimessosi come Barbato all’inizio del mese
scorso, e il tecnico privato Gennaro Pitocchi, in passato
dirigente in diversi comuni. I carabinieri del Reparto
Territoriale di Aversa hanno eseguito anche quattro misure del
divieto di dimora per l’ex consigliere comunale di opposizione
Pasquale Buonpane, per l’imprenditore Angelo Morra, per Teresa
La Palomenta, compagna di Pitocchi, e il figlio della regina,
Alessandro Pisani. Nell’indagine dei sostituti Cesare Sirignano
e Patrizia Dongiacomo figurano anche altri sette indagati, tra
cui l’ex assessore comunale Biagio Pezzella, che ad inizio
ottobre, quando si seppe dell’indagine, si dimise dalla carica
in giunta ma non da quella di consigliere comunale, il
responsabile dell’area finanziaria del Comune Massimiliano
Schiavone, Davide Vargas, ex dirigente dell’Urbanistica di
Teverola, e il costruttore Giovanni Miniero.
I fatti riguardano la gestione dell’ufficio tecnico del
Comune di Teverola e i permessi a costruire rilasciati per la
realizzazione del Parco Iris, un complesso residenziale
sottoposto a sequestro giudiziario insieme ad un altro immobile
realizzato in via Fratelli Bandiera. Ruolo chiave dell’inchiesta
è quello dell’ex sindaco Lusini, ritenuto il intermediario tra
amministratori, imprenditori e tecnici. Per gli inquirenti è
Lusini che, anche durante il mandato da sindaco di Barbato –
primo cittadino tra il 2019 e il 2023 – contro il quale si era
candidato alle elezioni del 2019, dettava la linea; e così
all’ufficio tecnico, secondo l’accusa, dovevano esserci solo
dirigenti pronti a esaudire le richieste sue e degli
imprenditori edili che volevano realizzare gli immobili poi da
vendere. Dalle indagini è emersa la consegna da Lusini all’ex
indaco Barbato di diverse somme di denaro che Lusini aveva
ricevuto dai costruttori finiti sotto indagine.
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