Solo negli ultimi sette giorni sono state registrate 66 scosse presso i Campi Flegrei – l’ampia area vulcanica situata a ovest di Napoli – tutte comunque di lieve intensità. A riportarlo è l’ultimo bollettino bollettino settimanale dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia (Ingv). L’area, lo ricordiamo, comprende i comuni di Bacoli, Pozzuoli, Monte di Procida, Giugliano in Campania, Quarto e parte della città di Napoli.
Che cosa sta succedendo
Già da diversi mesi si stanno registrando scosse sismiche in quest’area, dovute alla costante deformazione che il suolo sta subendo. Infatti, i Campi Flegrei sono una cosiddetta caldera, ovvero una depressione del suolo provocata dal collasso del tetto del serbatoio magmatico di un vulcano. Lo sprofondamento è a sua volta dovuto al rapido svuotamento del serbatoio stesso, che si verifica a seguito di potenti eruzioni. Nel caso dei Campi Flegrei, Ingv menziona due grandi eruzioni del passato che hanno probabilmente dato il via al fenomeno: l’Ignimbrite Campana (40mila anni fa) e il Tufo Giallo Napoletano (15mila anni fa).
La caldera dei Campi Flegrei, dicevamo, è soggetta a una lenta e costante deformazione del suolo, fenomeno noto come “bradisismo”. Ed è appunto questa instabilità a dare origine allo sciame sismico in atto: “Si tratta per lo più di eventi di lieve entità – spiega Mauro Di Vito, direttore dell’Osservatorio, come riportato dall’Ansa – come quelli documentati la scorsa notte che hanno avuto una magnitudo massima di 2.0. Nonostante ciò, questi terremoti vengono avvertiti più spesso dalla gente, perché sono superficiali e interessano aree più periferiche che prima erano meno colpite, come il golfo di Pozzuoli e la costa di Bagnoli”.
Da gennaio di quest’anno, riporta ancora il bollettino Ingv, è ripreso il trend di sollevamento del suolo al ritmo di circa 15 millimetri al mese, pari ai valori registrati a novembre 2022 e che avevano invece subito un rallentamento nel mese di dicembre. Globalmente, dal 2011 a oggi si è registrato un sollevamento di circa 101 centimetri.
Gli eventi del passato e l’attuale livello di allerta
Negli anni 70 e 80, quest’area è stata interessata da importanti crisi bradisismiche che colpirono in particolare l’abitato di Pozzuoli, dove il suolo subì un sollevamento massimo di oltre tre metri: “allora – continua Di Vito – la velocità di sollevamento del suolo era 5-10 volte superiore a quella attuale. Anche i terremoti erano molto più frequenti: in un giorno se ne verificavano quanti ne registriamo adesso in un mese”. L’importante, conclude l’esperto, è continuare a monitorare la situazione in quest’area, per la quale il livello di allerta rimane giallo.
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di Sara Carmignani www.wired.it 2023-04-19 14:04:45 ,