Finora un grande successo per i live-action dei Classici Disney, un vero e proprio affare per la produzione, che è riuscita ad incassare milioni su milioni facendo rivivere momenti dell’infanzia, ma con sfaccettature sempre nuove. Recensioni quasi sempre positive, ma non questa volta: il live-action di Biancaneve è stato definito un flop totale.
La pellicola, diretta da Marc Webb, ha subito degli scossoni già durante le riprese. Critiche e polemiche diverse da quelle solite rivolte ai remake Disney, dato che la bella Biancaneve si intreccia indistricabilmente con questioni politiche e sociali. Dilemmi che dominano sia la fiaba, che gli scontri accesi tra le stesse attrici protagoniste, Gal Gadot e Rachel Zegler.

Una riscrittura non apprezzata e una fiaba che la Zegler in persona, nei abiti di Biancaneve, ha definito come “datata”. Un principe azzurro che non dovrebbe essere considerato come tale, anzi, rimanendo sulle parole della protagonista, non si parla di un galantuomo, piuttosto di uno “stalker”. Il rifiuto di accettare una storia dove la donna viene salvata dall’uomo, una narrazione dove Biancaneve “sogna solo di diventare la leader che sa di poter essere”.
Una nuova visione della “Snow White” del 1937, dove la definizione della protagonista evidenzia il desiderio di porre la donna sotto una luce differente, più forte e indipendente. L’interpretazione della Zegler non ha scaturito forti applausi, anzi ha condotto sia il governo Trump, che i vertici della Disney, ad esprimere disappunto.
Un confronto politico dietro le quinte
Dissidi politici che si sono dilungati anche tra il cast. Durante le stesse riprese Gal Gadot e Rachel Zegler sono cadute nella trappola dei dissapori politici e sociali a causa delle loro idee contrastanti. La prima israeliana, che si è sempre battuta per il suo popolo, la seconda ha spesso evidenziato il suo appoggio incondizionato per la questione palestinese. Forse incongruenze strabocchevole incisive per poter lavorare nei ruoli di “Matrigna” e “Biancaneve”, probabilmente il motivo per cui la prèmiere di Hollywood è stata meno sontuosa della consuetudine.
La professionalità, però, non è venuta meno; le due attrici sono salite insieme sul Red carpet tentando di convincere il pubblico di meritare quei ruoli, una prova di persuasione che si è rivelata fallimentare.
Il botteghino parla chiaro. Incassi alquanto deludenti, considerando il budget iniziale di 270 milioni si stima che il film non arriverà a pareggiare le spese a livello complessivo. Una delusione generale da parte degli spettatori, non solamente per gli scontri politici, piuttosto per gli eccessivi cambiamenti di trama: questo lungometraggio non rispetta alcun canone della rivisitazione del 1937.

Il blocco cinematografico: a pagarne le conseguenze sarà “Rapunzel”

Inevitabili le pause di riflessione da parte della produzione, che a fronte di critiche e discese di incassi ha risoluto di bloccare il live-action in programma di Rapunzel. Un remake diretto da Michael Grecey, con le sceneggiature di Jennifer Kaytin Robinson, ma dove il ruolo della protoganista rimane ancora un semplice rumor, una voce che porta alla popstar Sabrina Carpenter.
Ispirato al cartone del 2010, anch’esso una rivisitazione dell’originale, ma che tra il 2010 e il 2011 ha portato 600 milioni di dollari e una candidatura all’Oscar per la canzone originale.
Si tratta di un time-out e non di una cancellazione definitiva, una sospensione che potrebbe sempre essere revocata, dandoci la possibilità di rivedere la principessa dai capelli lunghissimi, insieme a tutte le sue avventure.
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di Chiara Frongillo
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2025-04-09 08:25:00 ,