Dopo le denunce sui social, famiglie da tutta Italia l’hanno tempestata di testimonianze: Morena Manfreda è la mamma di un bimbo di 13 anni che soffre di disturbi dello spettro dell’autismo, ed è referente per la disabilità e la sanità dell’associazione Su la testa, che da tempo lamenta la mancanza di educatori e assistenti sul territorio. “Io sono di Rescaldina, in provincia di Milano – racconta Manfreda –. Sono sei mesi che ne cerco uno per le terapie aggiuntive di mio figlio e non lo trovo, ma il problema è nazionale, mi hanno scritto da tutto il Paese. Alcuni sono tre anni che cercano un educatore per l’assistenza domiciliare dei loro figli, per il resto siamo nelle mani di liste d’attesa per le terapie che non si esauriscono nel giro di poco tempo purtroppo. Intanto le famiglie sono obbligate a sborsare di tasca loro. Io spendo anche 600 euro per le cure aggiuntive per mio figlio“.
Morena ha anche mandato una lettera all’Ats di Milano perché “i voucher disposti per l’autismo diminuiscono le ore di terapia al crescere degli anni, come se mio figlio improvvisamente non ne avesse più bisogno. Se già prima erano poche, ora addirittura da un’ora e mezza si passerà a 45 minuti a settimana. Mio figlio stava migliorando e interromperlo sarebbe tremendo”.
Intanto in Lombardia, già lo scorso marzo l’associazione Movimento Genitori Lombardia ApS lanciava l’allarme per circa 9.592 bambini rimasti senza educatore, lanciando un appello alle istituzioni. “La Regione Lombardia riconosce dei voucher (misura B1) alle famiglie con figli autistici per avere a disposizione un educatore di sostegno che segua il bambino/adolescente sia a dimora sia a scuola, ma, queste figure vengono sempre più a mancare o non garantiscono continuità di servizio perché scelgono altre attività. Il loro lavoro infatti è precario e mal pagato – spiegano – Il problema è gravissimo se si considera che la loro formazione specifica viene spesso sostenuta dalle famiglie, con un investimento evidentemente “a perdere”, inoltre, perché, nel caso dei disturbi dello spettro autistico, una buona relazione tra paziente ed educatore è difficile da instaurare, richiede tempo e pertanto gli educatori per il bambino/adolescente non sono ‘supporti’ interscambiabili”.
Contratti precari e servizi “ballerini”
Ma perché mancano gli assistenti/educatori non solo per le terapie aggiuntive ma anche a scuola? Qui il nodo della mancanza di assistenti sta anche e soprattutto nelle condizioni di lavoro precarie che spingono verso altre professioni: “Partendo dai dati Anci si partiva da 4.800 assistenti educatori nel ’98 che si occupavano di disabilità sensoriali e si è arrivati al 2022 che se ne contano circa 60mila ma il problema è la precarietà – racconta Paola Di Michele, psicologa, ex assistente e ora insegnante di sostegno -. Questo tipo di servizio viene gestito per il 90% in Italia da cooperative sociali con un contratto collettivo nazionale in cui nel migliore dei mondi possibili la retribuzione oraria si aggira intorno ai 9 euro lordi all’ora. Io stessa lavoravo 30 ore a settimana, per incassare uno stipendio intorno ai 900 euro. Ora dopo le prove selettive, sono diventata insegnante di sostegno alle superiori e per 18 ore prendo quasi il doppio”.
Non tutti i territori sono uguali. “La maggior parte degli educatori lavorano con cooperative convenzionate con gli enti locali, che gestiscono parallelamente sia l’assistenza educativa a scuola sia le assistenze domiciliari – aggiunge Cristiana Mazzoni, presidente Fida (Forum Italiano Diritti Autismo) che vive a Roma – Questo incide sul servizio, perché a seconda dei comuni si può avere un servizio migliore o peggiore”. Un servizio diverso per lo stesso problema comporta nei fatti una discriminazione di alcune famiglie. Ne sa qualcosa Annarita Ruggiero, mamma di Nicolò, un bimbo autistico di 10 anni di Salerno: “C’è una disparità di servizio sui territori anche nella stessa Regione. Ci sono famiglie che per avere diritto a poche ore di educatore in più magari cambiano anche residenza. Ogni Comune a livello scolastico fa progetti speciali ma a Salerno abbiamo 4 mesi di questo servizio comunale scolastico per 6 ore a settimana, mentre a Eboli, a venti minuti da qui, arrivano a 9 mesi e 15 ore di assistenza specialistica scolastica”.
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di Simona Buscaglia www.wired.it 2023-05-20 15:00:00 ,