All’opening della mostra hanno portato la loro esperienza anche alcuni degli stilisti protagonisti della mostra: Luca Lin di ACT N°1, Gisèle Claudia Ntsama, Jezabelle Cormio, Alberto Petillo, Alice Curti e Riccardo Scaburri di lessico familiare, Marco Rambaldi, Giulia e Camilla Venturini di Medea, Sabrina Mandelli di SSHEENA.
Gli stilisti del brand lessico familiare lavorano con gli elementi della tradizione italiana e, da tende e tovaglie trasformate, elaborano i loro modelli, senza ripiegamenti nostalgici, ma spinti verso il futuro dal movimento carico di energia della tradizione.
Per le gemelle Giulia e Camilla Venturini, fondamentale è stato creare con il brand Medea una piattaforma di comunicazione, in una costante collaborazione fra artisti e designer per realizzare oggetti, borse e accessori.
Per Marco Rambaldi il recupero di una tradizione femminile, di tecniche antiche come il lavoro all’uncinetto, è stato il punto di partenza per affrontare temi centrali nella contemporaneità, quali l’identità di genere e il ruolo delle donne. Al centro delle sue creazioni, lo stilista vuole porre un messaggio politico e sociale, basato sull’inclusione.
Gisèle Claudia Ntsama, stilista afro italiana, è partita dalla scoperta di un tessuto, della fibra di canapa in particolare, per creare il vestito nuvola arricciata, scegliendo di realizzare tutto interamente a mano, secondo la tradizione africana, per valorizzare il lavoro artigianale. Alla base del suo lavoro è la creazione di una texture.
Cormio sviluppa creazioni di maglieria, con un vivo interesse anche per l’imprenditoria. Il brand, a suo dire, è cresciuto con lei, con le trasformazioni della sua vita, generato da un dialogo fra ciò che indossiamo e la maniera in cui scegliamo di rispondere agli stimoli esterni.
Per Luca Lin, di ACT N°1, punto di partenza è la sua stessa storia, la sua infanzia di bimbo asiatico, per dare voce all’identità di comunità piccole, di minoranze, con cui collaborare e da sostenere.
Sabrina Mandelli ha presentato il brand SSHEENA con il quale intende lavorare soprattutto sull’immagine della donna e sui temi del femminismo.
Coccia, commentando la mostra, ha dichiarato che quello che questi designer confezionano sono “modi di essere futuri”, “strumenti di divinazione psichica”.
“Gli abiti sono demoni: spiriti, personaggi, forme dell’io, che non aspettano altro che entrare nei nostri corpi per farci vivere, per un attimo, il loro destino. Se non possiamo fare a meno di questi incantesimi è perché abbiamo bisogno del loro potere per capire chi siamo” ha scritto Emanuele Coccia nel catalogo della mostra: una sintesi perfetta del senso del progetto Fashion Panorama.
Il giorno seguente, il viaggio a Tirana si è arricchito dall’incontro con Edi Rama, Primo Ministro albanese, il cui ufficio si trova nello stesso palazzo che ospita il COD, Center for Openness and Dialogue, dove la mostra Fashion Panorama è visitabile fino al 2 giugno. L’incontro con Edi Rama è stato un momento davvero ricercato per i designer coinvolti nel progetto, che in occasione di questo incontro hanno potuto presentare le loro collezioni e il loro brand al Primo Ministro, che è anche un artista e a cui si deve un importante impegno nella trasformazione creativa dei palazzi dell’era comunista, grazie anche al coinvolgimento di artisti come Olafur Eliasson e Anri Sala e il progetto Green, che ha portato alla creazione di 96.700 metri quadrati di terreno verde e la piantagione di circa 1.800 alberi a Tirana. Per gli stilisti italiani del progetto Fashion Panorama Edi Rama ha aperto le porte del suo ufficio, dove sono esposte anche alcune delle sue opere, e con loro si è confrontato su temi di politica, giovani e cultura ragionando di progetti futuri legati al mondo dell’arte e della moda: un’occasione di dialogo e confronto davvero importante.
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di Redazione www.wired.it 2023-05-10 11:18:32 ,