L’orientamento non cambia. Non c’è motivo, anche se c’è un po’ di «schiuma», legata alla ripresa, sui mercati finanziari, dove alcune quotazioni sono «alte». La Federal reserve ha confermato non solo tutte le misure predisposte per contrastare l’economia – tassi a zero, e acquisti di titoli per 120 miliardi di dollari al mese – ma anche l’intenzione di accompagnare la ripresa con una politica monetaria decisamente accomodante, in tandem – evidentemente – con la politica fiscale, espansiva come mai è accaduto negli ultimi decenni.
La riunione di aprile – destinata a una “ordinaria manutenzione” delle aspettative – ha solo modificato la valutazione delle condizioni dell’economia. Sulla quale restano «rischi», ha spiegato il comunicato ufficiale, relativi soprattutto alla crescita, anche se gli indicatori di attività economica e di occupazione «si sono rafforzati» – persino, ha aggiunto in conferenza stampa il presidente Jerome Powell, «più del previsto» – mentre a marzo erano semplicemente «ritornati positivi».
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Anche i settori maggiormente colpiti dalla pandemia, che restano deboli, «hanno mostrato miglioramenti» anche se l’occupazione nei comparti del tempo libero e della ricettività resta inferiore a quelli prepandemici: mancano all’appello tre milioni di posti di lavoro.
L’inflazione – che nelle scorse settimane ha animato la discussione tra gli economisti e spinto al rialzo i rendimenti delle durate più lungo – non segnala problemi: è in rialzo «riflettendo ampiamente fattori temporanei». Le condizioni finanziarie – che misurano l’impatto della politica monetaria lungo tutta la catena di trasmissione – restano quindi e devono restare «accomodanti», esattamente come a marzo.
Tutto dipende ora dall’andamento delle vaccinazioni, e dai suoi effetti: i nuovi casi restano elevati, ha detto Powell. Anche per questo motivo «non è ancora il momento» di parlare di un tapering, una riduzione degli acquisti di titoli, che sarà annunciata con molto anticipo. Occorrerà vedere nuovi passi avanti e «occorrerà del tempo prima di vedere ulteriori, notevoli, progressi». La ripresa, insomma, è ancora «incompleta»: ci sono ancora 8,5 milioni di posti di lavoro in meno rispetto a febbraio 2020.