di Paolo Armelli
Sebbene arrivi su Netflix proprio il giorno di San Valentino, la serie Fedeltà è molto lontana dall’essere la classica celebrazione dell’amore. Anzi, esattamente come il romanzo di Marco Missiroli da cui è tratta, si tratta di uno scandaglio spassionato, contraddittorio e spesso anche urticante di cosa significhi gestire una relazione romantica. L’intera storia è proprio una riflessione mai scontata sull’ingrediente principale di ogni coppia, quella fedeltà del titolo, che però non solo è collante fondamentale delle convenzioni borghesi ma spesso diventa una gabbia nella quale confliggono gli istinti quotidiani, le insicurezze più intime e soprattutto quella necessità di sopravvivere a sé stessi senza tradirsi.
I sei episodi, diretti da Andrea Molaioli (La ragazza del lago), raccontano la storia di Carlo (Michele Riondino), scrittore e professore part-time di scrittura creativa, e Margherita (Lucrezia Guidone), agente immobiliare. I due sono sposati da cinque anni e sono ritenuti da tutti una coppia modello, chiaro indizio che invece le crepe del loro rapporto son ben nascoste in piena vista. Le stesse crepe diventano distanze incolmabili quando avviene il “malinteso”, quando cioè Carlo è sorpreso nel bagno dell’università a sorreggere una delle sue studentesse, Sofia (Carolina Sala), svenuta per un attacco di panico. Sebbene Carlo chiarisca subito la situazione, Margherita entra in una spirale di dubbi e insicurezze che la portano ad avvicinarsi al suo fisioterapista, il misterioso Andrea (Leonardo Pazzagli).
In una serie di dannate coincidenze e di retropensieri fin troppo ombrosi, Carlo e Marghe devono fare i conti con le tensioni sismiche che squassano la loro pretesa stabilità, arrivando al paradosso ultimo: è solo la paura dell’infedeltà a spingerli a concretizzarla. La loro tensione, che esplode raramente ed è invece trasmessa da sguardi distolti e gesti mancati, è retta benissimo da Riondino e Guidone, perfetti interpreti di una maturità incompiuta, di desideri mai del tutto confessati e di una corporeità istintiva e indomabile, nonostante la loro caratura principalmente intellettuale e borghese. Peccato che la serie non riesca a dare altrettanto spessore ai due personaggi più giovani: Sofia ha un trattamento nervoso, quasi caricaturale della solita ragazzina dolce ma travagliata, tutta presa dal sacro fuoco autoriale; Andrea, che nel romanzo di Missiroli ha tutto un suo intrigante universo di scoperta personale e di fluidità identitaria, è quasi ridotto a una comparsa funzionale.
Sono numerosi i cambiamenti rispetto all’opera di Missiroli (non coinvolto nella scrittura della serie ma in cui compare in un cameo simpatico e ribaltato, nei panni di uno scrittorone pieno di sé, tutto il contrario del suo essere schivo e ritirato). L’inversione di alcune scene negli episodi iniziale permette di entrare in modo più enigmatico e graduale nella storia di Carlo e Anna, ricostruendo in modo efficace il loro mosaico affettivo e relazione. Convince meno invece l’epilogo che supera la trama raccontata da Missiroli e immagina un futuro diverso per i personaggi, che da una parte aiuta comprensibilmente a movimentare le dinamiche tra i due protagonisti e lasciare indefinito il loro destino ma dall’altra probabilmente tradisce il senso ultimo del romanzo: non è una finta fedeltà che ci spinge a lasciarci, bensì l’infedeltà che ci aiuta a ritrovarci, a restare.
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2022-02-14 13:30:00