ROMA – Da anni, il ruolo del presidente federale in Italia è un ruolo quasi onorifico e, soprattutto, non particolarmente remunerativo. Ma la Federcalcio è pronta a cambiare quest’abitudine. O almeno è quello che vorrebbe introdurre il suo presidente, Gabriele Gravina, fresco del via libera incassato dal Governo per le 4 partite dell’Europeo a Roma. L’occasione per parlarne è stata il Consiglio federale: davanti ai consiglieri, proprio Gravina ha sollevato la questione, già affrontata nel corso dell’Assemblea elettiva che gli ha affidato la Figc per un secondo mandato: ha posto l’accento su un incarico che assorbe profondamente, sostenendo che a suo dire i 36 mila euro garantiti attualmente sono un’ipocrisia che va cancellata, soprattutto se rapportata alle altre federazioni all’estero. Una posizione sostenuta anche da uno dei due vice presidenti, Paolo Dal Pino, numero uno della Lega Serie A.
Uno stipendio per il presidente
La questione: oggi tutti i presidenti di federazione sportiva in Italia percepiscono una retribuzione per il loro incarico, elargita dalla società Sport e Salute, controllata dal Mef, di 36 mila euro lordi all’anno. Per statuto, è l’unica retribuzione che spetta ai presidenti, a meno che non ricoprano altri incarichi retribuiti all’interno della federazione stessa. Succede già in alcune federazioni (la Federmoto, ad esempio). E il Coni avrebbe già dato l’avallo all’operazione. Nelle prossime settimane, il Consiglio federale dovrebbe quindi votare delle nuove indennità – non si è ancora parlato del quantum – a presidente. Gravina potrebbe riceverla in qualità di presidente della Commissione revisione campionati, oppure del Club Italia.
Indennità anche a consiglieri, staff tecnico e giovanile
Ma non è solo un’indennità per il vertice. L’idea è di “indennizzare” anche i consiglieri federale, o almeno l’ipotesi è stata ventilata nel Consiglio. Non si parla di cifre enormi, ma comunque di interrompere una tradizione: rimasta invariata da sempre. E poi il presidente del settore tecnico e del settore giovanile, sempre della Federcalcio. E in prospettiva i vertici della Giustizia sportiva. Il disegno: professionalizzare i ruoli e renderli veri e propri lavori remunerati. Per non rendere gli impegni federali un impegno al limite del volontariato con appannaggio esclusivo di chi possa permetterselo.