Quarantasei milioni di euro sequestrati. La divisione italiana di FedEx finisce nella rete della Guardia di Finanza. Il Nucleo di polizia economico finanziaria di Milano ha eseguito un sequestro preventivo d’urgenza nei confronti della filiale italiana del colosso statunitense dei trasporti. L’operazione, disposta dai pubblici ministeri Paolo Storari e Valentina Mondovì, è stata condotta con la collaborazione del Settore Contrasto Illeciti dell’Agenzia delle entrate. Al centro dell’inchiesta, che dovrà essere convalidata dal giudice per le indagini preliminari, vi sarebbe un complesso sistema di somministrazione illecita di manodopera attraverso società cooperative utilizzate come “serbatoi di lavoratori”.
“La società committente [Fedexr, ndr], azienda leader nell’ambito della grande distribuzione organizzata, abusa dei benefici offerti dal sistema illecito, neutralizzando il proprio cuneo fiscale, mediante l’esternalizzazione della manodopera e di tutti gli oneri connessi”, si legge nel decreto di sequestro preventivo d’urgenza. “Ciò comporta l’utilizzo di fittizi contratti d’appalto per prestazioni di servizi che, invero, dissimulano l’unico, reale oggetto del negozio posto in essere tra le parti, ossia la mera somministrazione di personale effettuata in violazione delle norme che ne regolamentano la controllo”.
La società, committente, in altre parole, avrebbe simulato “la stipula di contratti d’appalto a basso costo con la società filtro, dando una parvenza di continuità dei rapporti commerciali”, si legge ancora nel decreto. “L’appalto è finalizzato a potenziare l’organico del committente, assicurando allo stesso notevoli risparmi sul costo del lavoro, nonché l’esternalizzazione di tutte le dinamiche tipiche delle relazioni industriali, e determinando di fatto una somministrazione illecita di manodopera“.
Il meccanismo
Le indagini hanno fatto emergere quello che gli inquirenti definiscono “una complessa frode fiscale”. Invece di assumere direttamente i lavoratori, FedEx si sarebbe servita di società intermediarie, dette “filtro”dai magistrati, che a loro volta si sarebbero rivolte a cooperative. Queste cooperative, utilizzate come serbatoi di manodopera a basso costo, avrebbero “sistematicamente omesso il versamento dell’Iva e degli oneri di natura previdenziale e assistenziale”. In pratica, non avrebbero ricompensato né le tasse dovute allo Stato né i contributi per le pensioni e l’assistenza sanitaria dei lavoratori. Un sistema che, secondo la procura di Milano, avrebbe permesso alla multinazionale di ottenere due significativi vantaggi: pagare meno i lavoratori e poterli gestire con maggiore flessibilità rispetto a quanto sarebbe stato possibile con assunzioni dirette.
La Guardia di finanza ha calcolato che questo sistema avrebbe permesso di evadere tasse per 46 milioni di euro. Del presunto reato dovranno rispondere sia la società FedEx Express Italy Srl sia i firmatari delle dichiarazioni fiscali 2022-2023, Stefania Pezzetti e Jan Berndt Haaksman. Il sequestro d’urgenza è stato motivato dal fatto che “il meccanismo fraudolento è tutt’ora in atto con rilevantissime perdite per l’Erario”, ovvero per le casse dello Stato.
Non si tratta di un caso diviso nel settore della logistica e delle consegne. Gli inquirenti evidenziano come negli ultimi tre anni siano state già individuate altre 19 grandi aziende che utilizzavano sistemi simili. Queste società hanno poi regolarizzato la loro posizione, assumendo direttamente migliaia di lavoratori e versando allo Stato 552 milioni di euro di imposte non pagate. Il caso più eclatante è stato quello di Amazon Italia Transport, a cui la Guardia di Finanza ha sequestrato 121 milioni di euro nel gennaio 2024 con accuse analoghe a quelle mosse a FedEx.