ROMA – Giuseppe è già in camice da un ospedale del nord, sta per entrare in sala operatoria, non vuole rinunciare a quei pochi minuti per dirlo. “Dei figli che restano, di quei ragazzi bisogna occuparsi subito, neanche un mese o dieci anni dopo il femminicidio. Avevo 18 anni quando mia madre è stata uccisa, si chiamava Olga.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2022-02-23 19:12:17 ,www.repubblica.it