PADOVA — Quattro mesi dopo Giulia Cecchettin, un giorno dopo Maria Batista Fereira. Scorre ancora sangue di donna e la causa è sempre la cultura del possesso. O con me o morta. Alberto Pittarello, caldaista, aveva deciso. È arrivato a prendersi un giorno di ferie con una settimana di anticipo, per togliere la vita all’ex compagna Sara Buratin. Le ha teso un agguato in cortile, l’ha massacrata con decine di coltellate e poi si è lanciato nel fiume Bacchiglione alla guida del suo furgone. Così ora a Bovolenta, un paesino della provincia di Padova, c’è una ragazzina di 15 anni che da ieri è orfana.
«Aiutatemi, vi prego, venite subito». Sono da poco passate le 11 del mattino quando un’anziana di nome Mariagrazia telefona al 112 dicendo di avere davanti il corpo senza vita della figlia Sara. I carabinieri arrivano e scoprono che dietro c’è ancora una volta una relazione che stava per finire. Sara Buratin, 41 anni, e Alberto Pittarello, 39, stavano insieme da una quindicina d’anni e dal loro rapporto era nata una figlia. Ultimamente però le cose non andavano più bene e lei aveva deciso di prendersi un momento di riflessione, nel tentativo di alleviare la pressione di giornate ormai invivibili tra le mura domestiche. Sara, con la figlia adolescente, da quasi due settimane era tornata a vivere con la madre vedova. E la casa in cui era nata e cresciuta è stata anche la sua tomba.
Secondo quanto ricostruito dalla squadra investigativa dei carabinieri, Pittarello ieri mattina è entrato nel cortile dell’abitazione e si è nascosto nella rimessa degli attrezzi, attendendo la ex uscisse per qualche motivo. Così è stato. Verso metà mattinata Sara Buratin ha aperto la porta di casa, in tuta e scarpe da ginnastica. Ma dopo una decina di passi è stata aggredita alle spalle. L’esame esterno della salma non ha rilevato segni di difesa sulle sue mani, ciò significa che è stata martoriata dalle coltellate senza neppure riuscire a imbastire una reazione. Accanto al suo corpo è stato trovato un coltello da caccia con la lama lunga 15 centimetri, l’arma del delitto.
Il suo assassino è fuggito alla guida del furgone che usava per lavorare ma i posti di controllo organizzati in tutto il Veneto non sono serviti a nulla. Verso sera, scandagliando il circondario, sono stati notati i solchi lasciati dagli pneumatici sull’argine del fiume. La loro collocazione suggerisce che il mezzo sia finito in acqua, per poi inabissarsi. Ed è lì intorno che i sommozzatori dei vigili del fuoco si sono messi a cercare, lottando contro la corrente invigorita dal maltempo. Fino a quando il sonar ha individuato il furgone, impossibile da recuperare per la piena. A circa 200 metri di distanza, sempre sull’argine, è stato trovato anche il cellulare di Alberto Pittarello. Ma di lui ancora nessuna traccia. Di Sara Buratin, invece, restano le foto sui social e i ricordi degli amici che descrivono una donna dinamica e indipendente. Dopo il lavoro come assistente in uno studio dentistico, si dedicava al fitness e al podismo. Ma anche questo pare non andasse a genio all’uomo con cui conviveva.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2024-02-27 22:21:09 ,www.repubblica.it