C’è una sequenza all’inizio di Final Fantasy XVI che mi ha fatto rabbrividire: una successione di eventi cruenti – che includon sgozzamenti e un ragazzino che viene ucciso brutalmente come in un film slasher – portano a un combattimento tra due personaggi dalle fattezze bestiali. Lo scontro finale è sanguinoso – molto sanguinoso – con il vincitore che frantuma il cranio dell’avversario e l’inquadratura che si concentra sulle macchie cremisi sulla scena. E poi c’è il suono, lo spiaccicamento, proposto in alta fedeltà ed estremamente splatter, che accompagna il tutto. È abbastanza disgustoso e, per una giocatrice di Final Fantasy di lunga data, decisamente scioccante.
Con Final Fantasy XVI, Square Enix riporta la serie a un’ambientazione fantasy più tradizionale: un mondo fatto di magia, regni in guerra e creature ultraterrene. Per mantenere la propria sovranità, le nazioni si affidano ai Dominatori, una gruppo di individui che ha il potere di trasformarsi in Eikon, entità enormi e potenti in grado di radere al suolo interi campi di battaglia. Clive, il protagonista del gioco, è il protettore giurato del Dominatore del suo regno e di suo fratello minore, Joshua. Ma, ovviamente, le cose vanno storte e la vita di Clive viene sconquassata, lasciandolo assetato di vendetta. Il desiderio di regolare i conti innesca una trama che per efferatezza ricorda quella diGame of Thrones, disseminata di scene parecchio più violente e spregiudicate rispetto a quelle a cui il franchise ha abituato in passato.
Non che i precedenti capitoli della saga fossero del tutto estranei a morte e violenza: Final Fantasy VII, uscito nel 1997, è noto per la morte più scioccante della serie, un omicidio rapido in cui un personaggio amato viene abbattuto con uno spadone di due metri, con un’esecuzione in cui peraltro non viene versato sangue. Altri titoli del franchise, come il cupo Final Fantasy Type-0, hanno mostrato dipartite particolarmente cruente. Ma c’è qualcosa di nuovo in Final Fantasy XVI; nel gioco si percepisce uno spirito diverso. Recentemente ho avuto accesso a una demo di cinque ore, dove si sono visti omicidi, decapitazioni (o almeno così sembrava, dal momento che avvenivano appena fuori campo), decessi causate dalla caduta di massi, minacce di sgozzamento a un bambino e una scabrosa riunione tra amanti dove un muro faceva da terzo. Insomma, Final Fantasy, ma come se fosse prodotta da Hbo.
Il produttore Naoki Yoshida ha spiegato che la volontà del team che ha realizzato Final Fantasy XVI era quella di raccontare una storia più tetra, che è valsa al gioco la classificazione riservata ai contenuti “maturi”, decisamente atipica per il franchise. “Non vogliamo puntare sulla violenza, bensì sul realismo“, ha spiegato Yoshida a Wired US. Final Fantasy XVI frustra, immediatamente e in modo inequivocabile, qualsiasi aspettativa di trovarsi davanti un’ambientazione fiabesca che possa indurre i giocatori a pensare di trovarsi di fronte a un videogame soft. Per essere chiari, Final Fantasy XVI non è tutto schizzi di sangue e lussuria. La sezione a cui ho giocato era semplice, senza molto spazio per l’esplorazione, ma le battaglie si sono rivelate divertenti e veloci. Il gioco evita la struttura spezzettata e mantiene i giocatori saldamente al comando di Clive (e solo di Clive). Il personaggio può impartire comandi al fedele compagno canino Torgal durante le battaglie, ma chiunque si unisca a lui per combattere si muove in autonomia.
Anche se non ho avuto accesso a tutta la sua gamma di abilità, Clive acquisisce da Eikon mosse specifiche nel corso della storia, il che significa che i giocatori possono passare rapidamente da una mossa infuocata imparata da Fenice, per esempio, a un movimento rapido appreso da un altro un Eikon basato sul vento. La maggior parte dei capitoli di Final Fantasy richiede più di quaranta ore di gioco: io mi sono limitata a cinque e mi chiedo se per i fan storici questa svolta “adulta” sarà uno shock. Bisognerà aspettare l’uscita di Final Fantasy XVI il 22 giugno per saperlo con certezza, ma una cosa è chiara: non sarà un gioco da ragazzi.
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di Megan Farokhmanesh www.wired.it 2023-05-28 06:49:04 ,