Fmi: crescita mondiale debole, ferma al 3% per i prossimi 5 anni

Fmi: crescita mondiale debole, ferma al 3% per i prossimi 5 anni

Fmi: crescita mondiale debole, ferma al 3% per i prossimi 5 anni


Il Fondo monetario internazionale veda una crescita globale debole non solo nel 2023 ma anche in una prospettiva di medio termine.

«Come vedrete nel nostro World Economic Outlook la prossima settimana – ha dichiarato Kristalina Georgieva, direttrice del Fondo monetario internazionale (Fmi), nel suo discorso di apertura degli Spring Meetings di Fmi e Banca mondiale – la crescita resta debole, nel medio e nel breve periodo. La crescita globale nel 2022 è diminuita di quasi la metà, dal 6,1 al 3,4 %. Il rallentamento sta continuando quest’anno e ci aspettiamo che l’economia mondiale cresca meno del 3 % nel 2023». Georgieva ha sottolineato che «è necessario agire con decisione», dato che «una robusta ripresa economica resta sfuggente, con l’aumento delle tensioni geopolitiche e l’inflazione ancora alta».

«Nei prossimi cinque anni prevediamo una crescita globale intorno al 3%, la nostra previsione di crescita a medio termine più bassa dal 1990», ha sottolineato Georgieva. Determinante il marcato rallentamento dell’economia cinese, che invece per anni era stata la locomotiva della crescita mondiale.

Tre priorità per sostenere la ripresa

Tre priorità, “tre grandi salite da scalare” per assicurare al mondo una ripresa robusta. Le ha elencate sempre la Georgieva. La prima riguarda la lotta all’inflazione e la salvaguardia della stabilità finanziaria. «Finché le pressioni finanziarie restano limitate, ci aspettiamo che le banche centrali mantengano salda la rotta nella lotta contro l’inflazione. Allo stesso tempo, dovrebbero affrontare i rischi per la stabilità finanziaria nel momento in cui emergono, attraverso la fornitura appropriata di liquidità. La chiave è monitorare con attenzione i rischi per le banche e le istituzioni finanziarie non bancarie, così come le debolezze in settori come l’immobiliare commerciale».

Attenzione poi alle pressioni nel settore bancario, anche se «oggi, le banche sono in generale più forti e resilienti e i decisori politici» hanno abbinato una «notevole velocità e completezza nelle loro azioni delle ultime settimane. Detto questo – ha aggiunto Georgieva – restano preoccupazioni sulle vulnerabilità che potrebbero essere nascoste, non sono nelle banche, ma anche nel settore non bancario. Questo non è il momento per la noncuranza».



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