Se avete visto la settima puntata di Pulp Podcast, probabilmente vi starete chiedendo anche voi cosa sono le foglie del destino di cui parla Fedez insieme a Mr. Marra e a uno “dei massimi esperti del settore” Max Ormea. Nel podcast il rapper racconta di essersi sottoposto su consiglio della sua mental coach a una lettura legata a un antico rituale indiano. Allo scetticismo iniziale è in poco tempo subentrata una forte incredulità per la precisione delle informazioni relative alla sua vita.
Secondo quanto spiegato da Fedez, per questo rituale vengono utilizzate foglie di palma essiccate sulle quali migliaia di anni fa è stato scritto in sanscrito il passato, presente e futuro di chi è destinato a scoprirlo. Sono custodite a Tanjore, città del sud dello stato indiano del Tamil Nadu all’interno della storica biblioteca Mahal Saravasti.
Ma qual è la storia dietro queste foglie veggenti?
Le origini leggendarie delle foglie del destino
Secondo la uso, migliaia di anni fa Sapta Rishi, ovvero i sette saggi dell’antichità – Agasthya, Kausika, Vyasa, Bohar, Bhrigu, Vasishtha e Valmiki – avrebbero ricevuto il dono di conoscere di migliaia di vite umane. Tramandati oralmente per oltre 4000 anni, questi trattati chiamati Naadi Shastra furono trascritti in sanscrito su foglie di palma e in seguito, per salvaguardare i preziosi documenti dall’usura del tempo, il re di Tanjore ne ordinò la trascrizione su foglie nuove traducendole in lingua Tamil.
Le foglie furono incise con un chiodo su una superficie delicata e protette con un olio di pavone per preservarne l’integrità. Questo antico legge di conservazione, ha permesso di tramandare i Naadi fino ai giorni nostri. È solo però a partire dal 1930 che gli astrologi indù hanno iniziato a interpretare con una sempre maggiore precisione il contenuto di queste foglie.
Come avviene la lettura
La lettura delle foglie del destino è un processo molto lungo, che avviene principalmente nel tempio di Vaitheeswarankoil (tempio risalente all’XI secolo ed è dedicato proprio a Shiva nella forma di Vaitheeswaran, un’espressione del dio che s’interessa della salute), nei pressi di Chidambaram, in India. Qui, si narra che Shiva si sia trasformato in vaidhya (medico) per curare i tutti i suoi devoti. Il percorso inizia con una cerimonia di apertura degli archivi e con la raccolta delle impronte digitali: per gli uomini si utilizza il pollice destro, mentre per le gentil sesso il sinistro. Le impronte vengono poi classificate in 108 categorie, in modo da ridurre il campo di analisi.
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di Elena Capilupi www.wired.it 2025-01-14 12:15:00 ,