In via Carlo Alberto 27, a Torino, esiste un piccolo e suggestivo monosala chiamato Cinema Centrale. Oltrepassata la soglia d’ingresso, un’atmosfera calda e familiare accoglie lo spettatore, preparandolo a un intimo dialogo con il film sullo schermo e con se stesso.
Dopo il periodo di pausa forzata siamo tornati ad assaporare le brezza di una proiezione cinematografica in sala e l’abbiamo fatto proprio qui, al Cinema Centrale. La scelta è ricaduta su Fortuna di Nicolangelo Gelormini, opera prima del regista partenopeo formatosi con Sorrentino.
La pellicola trae ispirazione dalla vicenda di cronaca della piccola Fortuna Loffredo, una bambina di sei anni abusata e uccisa a Caivano, in provincia di Napoli, gettata dal balcone del palazzo in cui abitava. Una storia che ancora oggi lascia privi di parole e senza fiato.
Quanto è difficile raccontare un abuso? Quanto è delicato rappresentare una violenza? Nicolangelo Gelormini l’ha fatto camminando in punta di piedi in una storia che lacera e che lascia il segno. Il film è una favola nera che tiene incollati allo schermo.
“È una parte di me” – ha detto lo stesso regista alla presentazione in sala – “è una vicenda rappresentata quasi oniricamente e che lo stesso spettatore riesce a ricostruire da solo. È una storia di tradimento del mondo adulto verso la sfera dell’infanzia. Il film ruota intorno alla tematica del doppio, due filoni che si incontrano e che lo spettatore impara a intrecciare autonomamente”.
Nancy o Fortuna?
È complicato rappresentare un abuso, il regista l’avrebbe potuto fare in milioni di modi (anche più realistici), ma ha deciso di scegliere quello forse più arduo e di proporre un lungometraggio visionario.
Fortuna gioca infatti intorno alla tematica onirica del doppio. Due vite parallele si incontrano a metà proiezione e lo spettatore ripercorre la stessa storia due volte, disorientato e a tratti spaventato. Chi guarda lo schermo vede il punto di vista di Fortuna, si rende conto di quanto un nome possa sembrare canzonatorio e tenta di comprendere le emozioni e le sofferenze provate dalla bambina dopo la violenza.
“Sindrome da disorientamento temporale.
Lo dice la parola: temporale. Come la pioggia, poi passa”
Nancy è una principessa venuta dallo spazio, in fuga dai giganti, con una madre empatica e premurosa. Fortuna è il suo alter ego reale, una bambina violata, che ha posto un filtro affettivo e di difesa nei confronti degli adulti, vittima di una generazione noncurante.
La paura di uno sguardo, di essere presa per mano, di un bacio e di un abbraccio: questo è il presente di Fortuna. Nicolangelo Gelormini rappresenta la violenza come un tradimento degli adulti nei confronti dei bambini. L’abuso è nell’inferno degli sguardi, è la realtà fantascientifica che spaventa quanto il quotidiano.
La concomitanza con il sacramento della Comunione e le preghiere cantate dai bambini aiutano poi a dipingere meglio la purezza dell’infanzia. I giganti, complici di omertà condivisa, hanno rubato gli anni più belli a Fortuna (e non solo a lei), profanando l’innocenza.
“Sfortunata generazione, piangerai ma di lacrime senza vita”
Riconoscere il regista
Presentato alla Festa del Cinema di Roma nel 2020, Fortuna è in toto Nicolangelo Gelormini. La nuda e cruda realtà partenopea è infatti il sostrato di uno scenario metafisico e onirico che non dimentica di parlare (e di cantare) napoletano.
Nato professionalmente alla regia di videoclip musicali, fa di Fortuna un lungometraggio prepotentemente sonoro. Il doppio è visivo, ma è anche uditivo. La musica dei Golden Rain accompagna pertanto il lungometraggio unendo impeccabilmente realtà e finzione, cronaca e visione. Il duo psichedelico made in Napoli rappresenta a pieno nel sonoro l’idea visiva del regista, rispettando il doppio filone narrativo.
Il mondo onirico di Nancy è cullato da un sound elettronico, lei è immersa in un’atmosfera postmoderna che rievoca lo spazio e che strizza l’occhio alla fantascienza. Fortuna è, al contrario, ancorata alla terra. Qui la controparte musicale è il neomelodico napoletano (che ritorna prepotente), la concretezza dei fatti, la realtà che ci circonda.
Fortuna però è anche e soprattutto gioco di simmetrie, pane quotidiano per un regista laureato in Architettura. C’è tanto quindi di Nicolangelo Gelormini nel film e, se questa è la sua opera prima, non vediamo davvero l’ora di gustare il seguito.
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Rosella Maiorana
2021-06-07 14:54:06 ,