Si è infiltrata in chat per smascherare chi stava facendo circolare una sua foto privata. E ha fatto così scoprire alla procura di Perugia un girone infernale di immagini di adolescenti rubate in pose hard. Anche la protagonista della storia, ora ventiduenne, era finita suo malgrado in questa realtà più grande di lei dopo aver inviato, anni fa, una foto osé al fidanzato di allora senza neanche ricordare di averlo fatto.
Il processo
Sotto processo, per le gravi accuse di revenge porn e pedopornografia, grazie alla procura di Perugia, sono finiti due ragazzi di 21 e 22 anni, che gestivano due canali Telegram (ora chiusi) in cui per anni hanno fatto girare – anche con l’aiuto di una terza ragazza – foto hard di amiche, ex fidanzate o conoscenti.
Le indagini
Si tratta di immagini “sessualmente esplicite”, ha scritto nell’ordinanza la pm che coordina le indagini Mara Pucci, collezionate negli anni chissà come, che hanno fatto il giro dei telefonini di centinaia di iscritti a canali come “Perugia scambio foto chat” e “Perugia nuda”. Chi “usufruiva”, pagando, di queste foto hard erano notabili della Perugia bene.
La protagonista
Nel 2020 la ragazza, oggi ventiduenne, che si è infiltrata nelle chat di questi due canali Telegram, aveva scoperto che quelle immagini intime inviate al fidanzato dei suoi quindici anni erano finite nel mare della rete. Sotto shock, la giovane aveva provato a reagire, grazie all’aiuto dell’amica, anche lei vittima di due aguzzini coetanei. Da lì, era partita un’indagine da vere detective: due amici maschi erano riusciti ad entrare nel gruppo e anche loro, fingendosi ragazzi, erano entrate in quei canali.
Le immagini
Foto “divulgate ovunque, con grave disagio per la mia assistita”, ha dichiarato al Messaggero il suo legale, l’avvocato Francesco Gatti, “che per la vergogna ha dovuto cambiare scuola e per un certo periodo è stata costretta addirittura a interrompere gli studi ed è stata sottoposta a un ciclo di terapie psicologiche e psicoanalitiche”. Le due amiche si sono rivolte alla polizia postale, hanno spiegato il problema e gli investigatori hanno studiato un piano: creare una chat privata con l’admin del gruppo e portarlo su WhatsApp.
L’incontro con l’aguzzino
Le due giovani vittime sono riuscite ad avere un incontro con l’amministratore di “Perugia scambio foto chat”, lo hanno registrato e sono riuscite a prendere il telefono del ragazzo dove, tra le foto eliminate di recente e quelle nascoste, hanno trovato quello che è stato definito dagli inquirenti “materiale presumibilmente pedopornografico di molte ragazze di giovane età, ma anche di ragazzi”.
La messa alla prova
Nel corso dell’udienza preliminare che si è tenuta ieri, giovedì 22 giugno al tribunale di Perugia davanti alla giudice Angela Avila, gli avvocati dei due imputati hanno chiesto un rinvio per ottenere la messa alla prova, previa riqualificazione del fatto e risarcimento del danno, a cui non si è opposta la parte civile.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2023-06-23 09:16:39 ,www.repubblica.it