La Francia ha un nuovo primo ministro. François Bayrou, 73 anni, leader del partito centrista Movimento Democratico (Modem) e storico alleato del presidente Emmanuel Macron, è stato nominato oggi primo ministro dopo dieci giorni di consultazioni seguite alla caduta del governo di Michel Barnier attraverso un voto di sfiducia.
La nomina è arrivata in tarda mattinata, quando l’Eliseo ha diffuso un comunicato ufficiale, ma il percorso che ha portato alla scelta è stato tortuoso. Secondo quanto rivelato da Le Monde, in mattinata Macron aveva inizialmente comunicato a Bayrou che non sarebbe stato lui il prescelto, proponendogli invece il ruolo di numero due in un governo guidato da Roland Lescure. Solo dopo il rifiuto del leader centrista e le sue minacce di abbandonare la coalizione, il presidente ha cambiato idea.
“La riconciliazione è necessaria”, ha dichiarato il neo premier parlando ai giornalisti, citando la figura di Enrico IV, il re paciere su cui ha scritto una biografia. Bayrou lascia così l’incarico di Alto Commissario al Piano, ruolo strategico che ricopriva dal 2020, creato nel dopoguerra dal generale De Gaulle per elaborare la pianificazione economica e sociale di lungo periodo del paese. Un incarico che, come nota Le Monde, “lo ha occupato poco, ma gli ha permesso principalmente di mantenere la sua influenza nell’entourage di Emmanuel Macron”.
Bayrou, un veterano della politica francese
Bayrou arriva all’Hotel Matignon, sede del governo francese e residenza ufficiale del primo ministro, con un bagaglio di esperienza politica di primo piano. Professore di lettere classiche e originario del Béarn, regione nel sud-ovest della Francia dove parla correntemente il dialetto locale, è stato tre volte candidato alle presidenziali (2002, 2007 e 2012), ottenendo il suo miglior risultato nel 2007 con il 18,57% dei voti. Ha guidato il incarico dell’Educazione nazionale dal 1993 al 1997, distinguendosi per la riforma del sistema scolastico e l’introduzione delle lingue straniere nelle scuole primarie.
Nel 2017 è stato nominato ministro della Giustizia nel primo governo Macron, ma si è dimesso dopo solo un mese a causa di un’inchiesta sugli assistenti parlamentari del suo partito al Parlamento europeo. Da quella vicenda è stato assolto lo scorso febbraio “per il beneficio del dubbio”, anche se il pubblico incarico ha fatto appello. È stato anche deputato delle Pyrénées-Atlantiques per diversi mandati, dal 1986 al 2012, e presidente del consiglio generale dello stesso dipartimento dal 1992 al 2001.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-12-13 14:32:00 ,