Gli Stati Uniti sarebbero pronti a delineare la prima strategia internazionale per la commercializzazione dell’energia prodotta da fusione nucleare. Lo riporta l’agenzia Reuters, specificando che l’inviato speciale degli Stati Uniti per il clima John Kerry sarebbe pronto a svelare tutti i dettagli nel corso della 28esima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop28), che andrà in scena a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre.
L’ex segretario di Stato potrebbe annunciare già il 20 novembre la novità, nel corso di una visita alla società di fusione Commonwealth Fusion Systems, vicino a Boston, nella quale si recherà insieme all’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi. Il colosso dell’energia italiano è peraltro attualmente impegnato a lavorare su quattro progetti pilota sulla fusione.
Per gli Stati Uniti, quest’ultima porterebbe con sé un vantaggio importante rispetto agli attuali impianti di fissione nucleare. Essa infatti non produce scorie radioattive di lunga durata e, se implementata con successo, potrebbe dunque diventare a tutti gli effetti una fonte economica di elettricità a zero emissioni di carbonio. La fusione è infatti una tecnologia che permette di replicare sulla terra il meccanismo che alimenta il sole e le stelle.
“Avrò molto altro da dire – ha affermato Kerry in una nota – sulla visione degli Stati Uniti per i partenariati internazionali per un futuro inclusivo dell’energia da fusione alla Cop28“. D’altronde dieci anni fa, quando era senatore, l’attuale inviato per il clima fu uno dei sostenitori della normativa che avrebbe finanziato la ricerca sulla fusione presso il Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston. Investimenti che, a livello generale, durano ormai da decenni e stanno pian piano trasformando la fusione da semplice esperimento a “una soluzione climatica emergente”.
Secondo quanto suggerito da alcune fonti all’agenzia stampa britannica, la Cop28 sarà “il segnale di partenza per la cooperazione internazionale” sulla tecnologia, che l’ex segretario di Stato sponsorizzerà come “una soluzione climatica, non un esperimento scientifico”, forte anche della possibilità di ottenere sostegno da parte dei partner internazionali. In barba ai critici, per i quali la fusione rischia di essere troppo costosa in termini di risorse pubbliche e di tempo.
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di Alessandro Patella www.wired.it 2023-11-20 16:45:40 ,